Carannante: "Nalla Juve di Champions ho rivisto il mio Napoli. Insigne? Lo segnalai io agli azzurri. Vi racconto un retroscena su Immobile"

14.03.2019
09:10
Redazione

«Nel gioco e nell'aggressività della Juve, l'altra sera, ho visto quel Napoli», Antonio Carannante era tra gli undici azzurri che il 15 marzo 1989 - appunto trent'anni fa- realizzarono nei quarti di Coppa Uefa l'impresa di ribaltare lo 0-2 incassato dai bianconeri: al San Paolo finì 3-0, gol di Renica al 119'. Queste le sue dichiarazioni all'edizione odierna de Il Mattino.

Ha rivisto quel Napoli nella sfida Juve-Atletico Madrid.
«Io e De Napoli, che non avevamo giocato a Torino perché squalificati, ci dicemmo: passiamo noi. Eravamo convinti dei mezzi tecnici, della forza morale e dell'orgoglio del Napoli. E infatti dominammo sul piano tattico e agonistico. Bravissimo Bianchi a impostarla come lo è stato l'altra sera Allegri. Appartengono alla stessa scuola di pensiero: facile pensare al bel gioco, il difficile è fare i risultati».

Ha vinto lo scudetto e la Coppa Italia nell'87 senza mai giocare.
«Allodi e Bianchi avevano puntato su di me, però mi procurai un gravissimo infortunio. Mi sarei rifatto due anni dopo partecipando alla conquista della Coppa Uefa. Ricordo l'emozione di quella notte a Stoccarda: gli altri festeggiavano in campo, io e Bianchi ci abbracciammo da soli negli spogliatoi».

Nel Napoli di Maradona c'era un'identità napoletana.
«Assolutamente sì. Era stato un grande uomo come Antonio Juliano, il direttore generale, a creare questa base. Io avevo firmato un contratto in bianco e il direttore fece un regalo a mio padre. Avrei potuto accettare più soldi da Milan, Juve e Inter e invece no, decisi di andare avanti con il Napoli, almeno finché Moggi non prese giocatori dal Torino e mi fece partire».

Di napoletani ce n'è uno adesso.
«Segnalai io Insigne ai tempi in cui lavoravo per il settore giovanile del Napoli. Ci sarebbe stata anche la possibilità di prendere Immobile, però la società non gli assicurava il convitto a Castel Volturno e così il papà di Ciro lo portò al Sorrento. Questo è un enorme serbatoio e mi auguro che De Laurentiis lo voglia sfruttare come tanti anni fa decise di fare Juliano. Io sono stato fortunato a giocare nel Napoli prima di Krol e poi di Maradona: vorrei che altri ragazzi si trovassero in questa condizione».

Che ne pensa delle polemiche di Insigne?
«Non capisco perché si sia affidato a Raiola pur avendo sottoscritto il rinnovo col Napoli con l'assistenza di altri procuratori. Agli agenti interessa soltanto muovere le pedine. Per fortuna c'è ancora chi si è mostrato legato a certi principi come Hamsik. Però è vero, come dice Lorenzo, che chi è napoletano deve dimostrare due volte il proprio valore: era così anche ai miei tempi».

Trent'anni dopo il Napoli può salire sul tetto d'Europa?
«Alla squadra manca il top player però ha un grandissimo collettivo. È arrivato secondo in un campionato mediocre perché i fuoriclasse, escluso Ronaldo, vanno tutti in altri club. La conquista dell'Europa League darebbe un senso importante a questa stagione».

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