Carraro: "L'epidemia di colera a Napoli del '74 non è paragonabile al Coronavirus: si capì subito che era una cosa limitata"

29.03.2020
23:30
Redazione

Le parole di Franco Carraro

Ultime notizie calcio. “Io penso che tutto il Paese, in tutti i settori, non avesse capito quello che stava succedendo. Il virus purtroppo è stato molto più veloce della nostra capacitò di reazione: non c’è un settore di attività che sia risultato immune”. 

Intervista Carraro

Tre volte a capo della FIGC, tre volte alla guida della Lega Calcio. Sindaco di Roma e per nove anni presidente del CONI: chi meglio di Franco Carraro, per farci raccontare l’Italia e il momento che sta vivendo il nostro Paese. Abbiamo capito in ritardo la minaccia che rappresentava il Coronavirus? “Anche la scienza è arrivata in ritardo. Speravamo, in tutta Italia, senza fare distinguo, che la Cina fosse lontana in tutti i sensi per noi. Non abbiamo fatto tesoro delle loro esperienze, e in tutti i settori siamo stati sorpresi. È successo anche nel calcio, ma stiamo parlando di un ritardo di 24 o 48 ore. Io ho ben impresso il ricordo di quando si proponeva di giocare a porte chiuse: qualcuno diceva che significava ledere l’immagine dell’Italia nel mondo. Poi abbiamo capito che eravamo oggetto di un’epidemia, che tra l’altro è nel frattempo diventata pandemia. Diciamo che il mondo del calcio è arrivato in ritardo a capire la gravità della situazione, ma lo stesso si può dire per il Paese, per l’Europa e anche per tutto il resto del pianeta. Penso agli Stati Uniti d’America: parliamo di un Paese che ogni anno, quando vengono conferiti i premi Nobel di carattere scientifico, ne vede assegnati dal 60 al 70% a professionisti che studiano o lavorano in USA, eppure sono stati sorpresi anche loro”.

Il Papa che prega in una San Pietro deserta resterà una fotografia storica. Quanto l’ha colpita?
”È stata una delle immagini più efficaci nel rappresentare la situazione attuale. Il Papa solo sotto la pioggia, la meraviglia di San Pietro e questa solitudine agghiacciante. Al di là di quello che rappresenta per il mondo cattolico, è una plastica immagine dell’universo che è coinvolto in questa vicenda. Mi sembra che si faccia prima a fare l’elenco dei Paesi che non sono stati colpiti”.

Nel ’74 lei era presidente di Lega quando scoppiò l’epidemia di colera a Napoli. Almeno all’inizio, almeno in parte, le ha ricordato un po’ quella situazione?
“Quella fu un’esperienza scioccante, però c’è una grande differenza: lì si capì subito che era una cosa drammatica ma circoscritta geograficamente. Toccò la sensibilità delle persone attente a Napoli, ma in altre parti d’Italia probabilmente ci fu chi nemmeno se ne accorse. Del resto, di immagini tragiche nella storia del Paese ne abbiamo avute: il terremoto strazia, tocca l’immaginario collettivo e l’opinione pubblica. Ma fin qui si parlava di eventi circoscritti. In questo caso, soffre una zona particolare del Paese più delle altre, ma tutti temono che possa arrivare la stessa sofferenza. Soprattutto, la cosa che mi impressiona di più è che la scienza di tutto il mondo sia concentrata nello studiare le contromisure: finora, però, non ci sono prospettive concrete, ma solo una serie di ipotesi, e nessuno sembra vederne la fine”.

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