Ciro Di Marzio: "Ero un trequartista, poi mi sono fracassato le ginocchia. Pazzo del Napoli, quella volta che sfasciai un ristorante..."

27.11.2014
15:10
Redazione

Ciro D'Amore, attore napoletano che avuto particolare successo in 'Gomorra - La Serie' nel ruolo di Ciro Di Marzio, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di CalcioNews24 a margine dell'evento alla Feltrinelli di Milano: "Ormai sono abituato nel sentirmi chiamare Ciro. Pensa che una volta un tizio mi ha riconosciuto al bar e mi ha chiesto di posare per una foto. Al che mi sono presentato: 'Piacere, Marco D'Amore'. Oh, ci è rimasto così male che il mio vero nome non fosse Ciro Di Marzio che alla fine la foto se l'è fatta quasi per cortesia! (ride)".

Ciro, tu nasci a Caserta nel 1981 e avevi all’incirca dieci anni ai tempi dell’ultimo scudetto del Napoli (calcio) e della JuveCaserta (basket). Cosa ti è rimasto di più nel cuore? Il pallone o la pallacanestro?

"Il calcio visto che ci ho giocato dai 5 ai 18 anni prima di fracassarmi entrambe le ginocchia: peccato, ero una specie di trequartista, uno dai piedi buoni... Allo stesso tempo il basket casertano di quegli anni mi ha stregato perché mio zio, Gaetano De Masi, ne faceva parte con incarichi dirigenziali. E di quella magnifica Juve Caserta non potrò mai scordare Enzino Esposito, Nando Gentile, l’americano ribelle Shackleford… Però guagliò, io resto uno da Curva B!. Il Napoli lo seguo ovunque: ho scovato club azzurri in Spagna, Turchia, Germania, Russia, ecc. In ogni posto che visito per lavoro trovo sempre un televisore e dei tifosi napoletani pronti a gustarsi la partita".

Il Benitez di quest’anno - con tutti quei dubbi sul rinnovo del suo contratto - è un po' "doppiogiochista" come il tuo Ciro Di Marzio?

"Assolutamente no: Rafa è una persona seria, serissima, dell’ambiguità del mio Ciruzzo non sa che farsene! Se non ha ancora rinnovato il contratto è solo perché, da buon tecnico lungimirante, si trova a cozzare con i progetti futuri della Società. Dici che è anche per via dei famigliari che sono rimasti a Liverpool? Vabbuò, ma quelli stanno bene là, non credo che sia quello il vero motivo...".

Ciro, a parte quello coi ricci di nazionalità argentina e con la maglia numero 10, quali sono i giocatori del Napoli che hai venerato come idoli?

"Maradona non conta in queste classifiche: lui resta un essere superiore. Però il mio eroe da ragazzo era Antonio Careca: uno dei migliori numeri 9 della storia che forse è stato perfino un po' oscurato dal dio che gli giocava a fianco. E poi, dato che Ciro Di Marzio è un immortale, lasciami citare altri guerrieri come Bruscolotti, Bagni, De Napoli, Renica ecc. Posso aggiungere una roba un po' polemica".

Stai senz pensieri

"A Napoli abbiamo questo brutto vizio di trattare da 'dei in Terra' i giocatori azzurri in attività, salvo scordarcene o sminuirli quando non giocano più o cambiano maglia: è il difetto del troppo amore, la logica del core 'ngrato... Io mi ribello a questo modo di pensare. Gli idoli restano idoli".

Come finisce Sampdoria-Napoli di lunedì prossimo?

"1-0 per noi: goletto striminzito di Kalidou Koulibaly di testa susseguente a calcio d’angolo. Sai, Koulibaly non mi deve fa' incazzà: è un ottimo giocatore, ma deve imparare a stare concentrato sul gioco, gara dopo gara. Non avere pause, ecco".

La partita per cui hai "pazziato" di più?

"La vittoria del Napoli per 3-2 a Torino contro la Juventus del 31 ottobre 2009. Stavo in Germania, quella sera, io e altri ragazzi abbiamo sfasciato un ristorante per festeggiare. Pura epoca mazzarriana. Walter, ti rifarai dopo l’avventura all’Inter. Stai senz pensieri!".

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