
Coronavirus, Conte: "Non so quando riapriremo l'Italia. Sono preoccupato, da Nord a Sud non ci sono altre alternative"
Coronavirus Italia - Il presidente del Consiglio Giuseppe conte preoccupato per come si sta evolvendo la situazione nel nostro paese con l'emergenza Covid 19
Notizie Coronavirus - Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri, ha rilasciato una lunga intervista a La Stampa. Vi riportiamo qui alcuni degli stralci più importanti.

Coronavirus Italia, Giuseppe Conte
Presidente Conte, l'Italia resta chiusa fino al 3 aprile. E dopo? Quando finirà questa crisi?
«È presto per dirlo. Questi saranno i giorni più difficili perché non abbiamo raggiunto la fase più acuta del contagio e i numeri cresceranno ancora. Siamo in attesa, nei prossimi giorni, degli effetti delle misure adottate. Lo avevo detto da subito che non si sarebbero visti nell'immediato. Le restrizioni sono quelle indicate anche dal Comitato tecnico-scientifico. Adesso abbiamo compiuto un nuovo passo in avanti, chiudendo tutte le attività produttive che non sono strettamente necessarie né indispensabili a garantirci i beni e i servizi essenziali. Ma molto dipende dal comportamento responsabile di ciascuno di noi: se tutti, e ribadisco tutti, rispettiamo i divieti, se ognuno fa la propria parte, usciremo prima da questa prova difficilissima».
Lei ha paura?
«Sono preoccupato, come tutti gli italiani. Ma la responsabilità che avverto sulle spalle mi moltiplica il coraggio e le energie. Come "l'Italia dei balconi", vivo con orgoglio questo momento e coltivo una grande voglia di riscatto»
Preoccupato e basta?
«Stiamo affrontando la crisi più difficile dal dopoguerra. Anche gli italiani ne sono consapevoli. Questo è il momento delle scelte, delle scelte anche tragiche. Ma insieme al governo abbiamo stretto un patto tra noi e con le nostre coscienze: riconosciamo priorità assoluta alla tutela del diritto fondamentale alla salute dei cittadini. Siamo consapevoli che è in gioco anche la tenuta sociale ed economica del Paese. Ed è per questo che le nostre scelte sono sempre molto ponderate. Con gli ultimi provvedimenti abbiamo deciso di rallentare il motore del Paese senza però bloccarlo completamente. Ci aspettano settimane molto impegnative. Per questo serve davvero la collaborazione e uno sforzo in più da parte di tutti».
Perché Centro e Sud Italia devono accettare le stesse restrizioni del Nord, dove sono concentrati morti e malati? I numeri sono profondamente diversi.
«Stiamo adottando tutte le misure ritenute necessarie per contenere l'epidemia al Centro ed evitare che esploda al Sud. Con tutta la squadra di Governo, in collaborazione con le autonomie territoriali lavoriamo anche di notte per scongiurare questo scenario. Gli italiani rimangano a casa, tanto al Nord quanto al Sud. Non ci sono alternative».