Da Bari duro attacco ai De Laurentiis: "Siamo ostaggio, ci considerano il secondo club di Napoli"
Ultime notizie calcio - Il presidente del Bari è sotto attacco: «Siamo ostaggio di De Laurentiis», i tifosi sono ancora polemici in città e criticano la multiproprietà: «Ci considera il secondo club di Napoli».
Ecco quanto si legge dall'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno edizione Bari:
"«Non nutrivo aspettative in questa conferenza stampa – afferma Marco Giorgio, dell’associazione Bari in Testa – e se l’intento era quello di mettere a tacere i malumori della piazza, è sicuramente fallito. Risposte evasive e prevedibili che, di fatto, hanno accentuato la distanza tra Bari e la famiglia De Laurentiis». Un parere condiviso da Franco Spagnuolo, presidente del centro coordinamento dei Bari club “La Bari siamo noi”. «Non mi capacito che sia venuto a perdere tempo – dice Spagnuolo – Non è emerso niente di nuovo, era scontato che dicesse quelle parole sullo sceicco e la verità non la sapremo mai». Il riferimento è alle parole del patron biancorosso sull’atteggiamento di Al-Sabah, che non avrebbe mai davvero avviato una trattativa per l’acquisizione del club.
A cambiare, almeno è la speranza di De Laurentiis, potrebbero essere le norme che allo stato delle cose considerano la multiproprietà destinata a fallire. «Auspicando questo è il commento di Giorgio – di fatto lascia intendere di non voler vendere. Ci sentiamo ostaggio di una proprietà che ci considera, a parole e nei fatti, il secondo club del Napoli. E così, mentre per i partenopei vengono investiti centinaia di milioni, noi dobbiamo sopportare che la SSC Bari venga amministrata in autogestione, senza ambizione né progettualità. Umiliante per una piazza che, è opportuno evidenziarlo, nonostante tutto continua a sostenere in modo encomiabile la squadra».
Parole condivise da buona parte della popolazione biancorossa, che vorrebbe un progetto sportivo in linea con le sue aspettative. «I De Laurentiis hanno capito benissimo che la serie B è un campionato modesto, che non servono somme ingenti per essere ambiziosi e adottano la politica del minimo garantito – conclude Arciuli – Hanno il diritto di farla, ci mancherebbe, ma non vedo l’ora che si chiarisca la situazione una volta per tutte. Non fa piacere che si vada avanti in questo modo. Siamo praticamente in standby»".