De Guzman choc: "Giuntoli nello spogliatoio mi chiamò 'pezzo di m**da' e mi colpì! De Nicola non volle curarmi, pensate che Edo De Laurentiis..."

18.11.2018
14:45
Redazione

Nel corso della lunga intervista rilasciata ai microfoni di Volkskrant.nl, Jonathan De Guzman ha ripercorso il suo burrascoso periodo al Napoli. Oltre al litigio

Nel corso della lunga intervista rilasciata ai microfoni di Volkskrant.nl, Jonathan De Guzman ha ripercorso il suo burrascoso periodo al Napoli. Oltre al litigio con il ds Giuntoli, il centrocampista olandese ha parlato anche del diniego del dottor De Nicola alla sua operazione: 

"Nel marzo 2015, improvvisamente, ho avvertito un gonfiore allo stomaco. Sentivo molto dolore e faticavo ad allenarmi. Ho avvertito il medico del club De Nicola che ha cambiato la mia dieta. Meno carboidrati, ma il dolore persisteva. Cercai anche di avere altri consulti ma De Nicola mi vietò di andare da un altro medico. Sulla panchina poi arrivò Sarri dopo l'addio di Benitez ma i miei problemi avevano ridotto la mia mobilità. Era inevitabile che Sarri non mi inserisse in squadra. Al Napoli non credevano al fatto che io avessi ancora dei dolori e questo mi ha fatto dubitare dei segnali del mio corpo".

De Guzman: la lite con Giuntoli e la mancata operazione

"Giuntoli voleva cedermi, c'era la possibilità di andare al Sunderland o al Bornemouth ma per er me la cosa più importante era essere in forma, non volevo cambiare squadra prima di aver risolto tutti i miei problemi fisici. Un giorno ero nello spogliatoio, Giuntoli mi ha chiamato pezzo di merda e mi ha invitato in un’altra sala. Mi ha detto: ‘tu hai promesso di andar via’, ma non era così. Improvvisamente mi ha colpito in faccia con un pugno, poi è intervenuto Zuniga a separarci dopo che sono volate le sedie".

"Il giorno dopo il preparatore mi ha detto che mi sarei allenato da solo, facendo esclusivamente corsa. Ho parlato con Edoardo De Laurentiis, il figlio del presidente, che mi ha detto: ‘Non andrai da nessuna parte. Tu rimani qui, sei morto qui". Mi sono allenato da solo, gli altri giocatori non mi rivolgevano la parola, nessuno mi ha aiutato. Capisco il loro comportamento, dopo tutto io ero un escluso dalla società. Ho visto un altro dottore italiano, Americo Menghi, che fece la diagnosi corretta del mio problema. De Nicola non volle farmi operare, poi vidi un altro dottore olandese che in soli dieci minuti identificò subito la mia patologia: ernia sportiva. De Nicola non cambiò idea, mi disse che non credeva in un’operazione. Diceva che non voleva distruggere la mia carriera".

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