Ferlaino: "Maradona? E' stato più napoletano dei napoletani. Marsiglia? Non lo avrei mai lasciato andare via, mi diceva che ero il suo carceriere"

26.11.2020
10:00
Redazione

Ferlaino su Maradona

Ultime calcio Napoli - La voce è rotta dalla commozione. «Il mio Diego...». Corrado Ferlaino, 89 anni, il presidente di Maradona. E fa una battuta: «Quando finirà a nuttata?». Vorrebbe trovare conforto in Eduardo, altra grande figura di Napoli. Cerca le parole, trova solo lacrime. Parla di lui a Il Mattino:

Ferlaino Maradona

«Avevo visto Maradona l'ultima volta quasi quattro anni fa, a Firenze, dove venne premiato come migliore calciatore al mondo dalla Federcalcio. Era reduce da un viaggio a Napoli, negli ultimi anni veniva qui spesso perché sapeva quanto amore nutrissero i napoletani nei suoi confronti. Amore assolutamente ricambiato da parte sua».

Il primo ricordo di Diego in queste ore di dolore?
«I giorni degli scudetti, la festa nello spogliatoio nell'87 e quella di tre anni dopo sulla nave, dove Ciro Ferrara fece salire un solo estraneo, Massimo Troisi. Dal mare osservavamo la città illuminata dai fuochi artificiali. Sono passati più di trent'anni ed è un giorno che mi sembra infinitamente più lontano».

Lei e Diego, il primo incontro?
«A Barcellona, dove mi fiondai nella primavera dell'84 quando capii che c'era uno spiraglio per portarlo a Napoli perché aveva avuto problemi in quel grande club. Fu una trattativa durissima, la concludemmo nell'ultimo giorno utile per il tesseramento. Mi colpì la sua voglia di venire a giocare nel Napoli».

Fu il suo presidente e anche un amico?
«Lui diceva, negli ultimi, che ero il suo carceriere... Pochi sanno che Diego, di nascosto, veniva a trovarmi a casa. Parlavamo di tutto, dal calcio alla famiglia, suggeriva tanti nomi di calciatori da acquistare. Avrebbe voluto prendere alcuni argentini per il Napoli, quella era la nazionale campione del mondo: io acquistai Careca e Alemao, due brasiliani con cui andò d'accordo e infatti insieme vinsero tanto».

Ferlaino carceriere perché non gli consentì di andare al Marsiglia dopo aver vinto la Coppa Uefa.
«Non me lo sarei mai perdonato se avessi accettato quell'offerta che mi avrebbe tuttavia consentito di sistemare i conti della società che in quegli anni si era molto esposta per vincere. Tapie, il presidente del Marsiglia, mi offrì un assegno in bianco ma rifiutai perché Maradona era il Napoli. Un napoletano nato per caso in Argentina».

Qui il campione ha vinto ma l'uomo ha perso perché diventò schiavo della cocaina, di giri sbagliati: per questo, si disse, voleva andare via.
«Maradona era un genio e i geni sono refrattari alle regole, ecco perché voleva andare via. I suoi problemi non cominciarono a Napoli ma in Argentina, durante le vacanze. Quando li scoprimmo, quei problemi, non ebbi mai la tentazione di cacciarlo ma sempre quella di aiutarlo. Maradona aveva poi un rapporto particolare con il suo fisico e la sua professione, perché da un lato c'erano quei problemi e dall'altro la voglia di giocare sempre: faceva arrivare a Napoli medici a spese sue per curarsi perché sentiva di essere un simbolo per i tifosi e non voleva deluderli».

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