Ferlaino: "Vedendo i calciatori cantare sotto la curva ho capito dopo 30 anni da presidente fino a che punto il pubblico ama il Napoli"

11.02.2016
09:20
Redazione

Un pronostico per sabato, ingegnere? “Non ne faccio. Ma questa settimana mi ricorda quella che precedeva il 3-1 dell‘86 nel clima che si respira in città, in questo convincimento che il Napoli ce la può fare”.

Anche quella volta andò via a metà partita, come faceva abitualmente? “No, ero certo che il Napoli avrebbe vinto: era il momento che aspettavo da una vita. Mai più ho visto una partita così squilibrata, in cui una squadra abbia letteralmente distrutto quella avversaria. C’era Agnelli seduto vicino a me, non gli rimase che ammettere la nostra superiorità”.

E nel 5-3 di due anni dopo? “Andai via al 45’, ma non era così decisiva. Però feci in tempo a tornare indietro a festeggiare con la squadra, come sarebbe accaduto solo un’altra volta, a Bologna nella primavera del 1990”.

Attese 17 anni per vincere a Torino. “Ci andammo vicino nel 1975, sulla panchina c’era Vinicio. Anche quella volta era fondamentale per lo scudetto, noi eravamo sprovveduti, quasi mai il Napoli aveva lottato per il primato. Andò male, dominammo e perdemmo per un gol di Altafini all’88’”.

Poi arrivò Maradona… “Era un leader, riusciva a trasmettere ai compagni e a tutto l’ambiente la sua voglia di vincere. Però conta di più il gruppo. Lo dico anche oggi, quando sento parlare di Higuain: se non avesse una grande squadra alle sue spalle non segnerebbe così tanto”.

Il Napoli di Sarri a quale somiglia di più? “A quello di Vinicio"

Ma mi lasci dire…“In trent’anni da presidente non mi ero reso conto fino a che punto il pubblico ama il Napoli. L’ho capito ora, vedendo i calciatori cantare sotto la curva. Peccato solo che la canzone sia in italiano, non in napoletano”.

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