“La coca, le bugie, gli errori”. Le verità di Pagotto, dal Camp Nou alla fabbrica

25.03.2019
20:20
Redazione

Pochi secondi per sentirsi meno solo. La voglia di evadere e di essere uno del gruppo. Nel gruppo sbagliato, “fra ragazzi che giravano con le pistole e mi facevano sentire uno di famiglia. Sono stato un c...ione. E pagherò quei secondi tutta la vita”.

Angelo Pagotto oggi ha 45 anni e la forza di parlare di un errore commesso. Nel 2015 ha finito di scontare gli otto anni di squalifica per una sniffata di cocaina quando giocava (poco) a Crotone. Beccato per la seconda volta, ma “la prima quand’ero a Perugia ero innocente e vi spiegherò perché”. Il passato verrà dopo. Questo racconto comincia dal presente di un portiere che ha gettato i guanti e cambiato divisa.

Poteva essere su una spiaggia a godersi i soldi guadagnati in carriera. E invece ogni mattina deve alzarsi presto per andare al lavoro. Prato, settore tessile, magazziniere di un’azienda di vestiti. “Questa è la mia vita oggi. Sette ore al giorno. Non mi spaventa, ringrazio mia sorella che mi ha trovato quest’impiego. Da quando ho dovuto smettere col calcio, mi sono rimboccato le maniche. Ho fatto il cuoco, il pizzaiolo, sono andato in Germania. Ho lavorato di giorno e di notte, lavando piatti e riprendendo in mano la mia vita. Sono ancora in piedi”.

Un titolo allievi con il Napoli, due promozioni dalla C alla B con Pistoiese e Triestina, una dalla B alla A con il Perugia e soprattutto un titolo , europeo con l’under 21 nel maggio del ’96: 120 minuti eroici a Barcellona contro la Spagna in 9 contro 11 e due rigori parati a De la Peña e Raul nella lotteria finale. “Ancora oggi faccio fatica a credere di aver vissuto quel momento”. Eppure è successo: eroe di un gruppo con Totti e Nesta, titolare davanti a Buffon.

Sorride amaro Angelo. Sa che sta arrivando il momento di toccare quell’argomento. Stagione ‘99/2000, la prima volta che le parole “cocaina” e “Pagotto” marciano insieme. Sorteggiato a Firenze, il 20 novembre del ’99. Il giorno dopo è il suo compleanno. La sorpresa arriva qualche settimana più tardi: positivo all’antidoping. “Pensai subito a un errore. Non avevo mai avuto lontanamente a che fare con certe sostanze. La magistratura aprì un’indagine. Fu appurato che il controllo era stato fatto senza le dovute norme di sicurezza. Un inquirente mi disse testualmente che aveva capito che era stato commesso un reato ma non c’era la pistola fumante”. Manomissione, scambio di provetta, sospetti. Quattro persone sorteggiate, cinque buste aperte. Angelo professa la sua innocenza, ma alla fine la giustizia sportiva scrive la sentenza: due anni di squalifica. “Fui licenziato dal Perugia per giusta causa. Persi un contratto importante e la reputazione. Io so la verità e questo mi basta. Quando ho sbagliato, l’ho ammesso. Ma quella volta ero innocente e lo ripeterò fino alla morte. Fui analizzato anche nelle settimane precedenti e in quelle successive. Solo quella volta i valori erano sballati”

Per un anno e mezzo gira le spalle al calcio. Va a Miami, dimentica tutto, poi torna e si rimette i guanti. La squalifica termina, la Triestina in serie C gli riapre le porte. “Vincemmo il campionato e la stagione successiva chiudemmo primi il girone di andata”. Poi il crollo e nuove accuse. “Iniziammo a perdere e il presidente Berti, tanto per cambiare, dette la colpa a me. Disse che mi vendevo le partite. Avrebbe dovuto guardare più attentamente cosa succedeva in quella squadra, chi tirava indietro e chi dava l’anima. Io lo denunciai. Avevo già un’etichetta che non meritavo, un’altra non potevo sopportarla. Rescissi il contratto, rinunciando ai soldi ma non alla dignità”

La sua vita calcistica riparte dalla Toscana: Arezzo e Grosseto tappe intermedie prima di arrivare a Crotone. Cinque partite, una vittoria contro il Napoli e un sorteggio all’antidoping dopo una sconfitta contro lo Spezia. “Mentre riempivo quella provetta non pensavo alla cazzata che avevo fatto. Avevo sniffato più di dieci giorni prima, non valutando le conseguenze di quella follia”. Un laboratorio scrive la risposta: positivo. È la fine di maggio del 2007, sono passati undici anni dalla notte di Barcellona. Sembra un secolo. Angelo ammette, il giudice gli dà otto anni. Diventeranno qualche mese in più perché viene fotografato mentre allena i portieri della Sanremese

Fonte : gianlucadimarzio.com
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