
Maggio a CN24: "Il 'mio' Hamsik? Bastava uno sguardo e si faceva capire da tutti! Per me che venivo dal Nord..."
"Una storia fantastica". Christian Maggio a Bratislava, per giocare un'ultima volta con Hamsik, Mertens, Callejon ma anche Cannavaro, De Sanctis, Santacroce, Inler, Dzemaili, per aprire il libro della memoria e raccontare il 'suo' Marek Hamsik ai microfoni di CalcioNapoli24, in un'intervista realizzata da Claudio Russo. Ecco il video:
Christian Maggio e il suo Marek Hamsik: l'intervista a CalcioNapoli24
Questa l'intervista testuale di Christian Maggio ai microfoni di CalcioNapoli24.
Il nome Marek Hamsik. A bruciapelo, la prima cosa che viene in mente qual è?
“Eh, compagno. Perché è stato un compagno di di viaggio per per tanti anni e e abbiamo condiviso tante belle cose positive, tante gioie e anche, non posso negare, qualche momento negativo, però posso ricordarlo come un compagno di di viaggio importante, condiviso tante belle gioie al di fuori del campo, ma anche soprattutto in spogliatoio con tutti i compagni. Ho di lui un bellissimo ricordo, una persona molto silenziosa, però che sapeva il fatto suo. Da un certo punto di vista ci siamo molto trovati, perché è molto simile a me, un ragazzo molto taciturno, però poi alla fine quando era ora di dare qualcosa in più era sempre presente, è stato un bel compagno di viaggio e sono qui per lui, mi fa molto piacere rappresentarlo in questi giorni”
Momenti positivi e momenti negativi. Come li gestiva il capitano Marek nello spogliatoio, come si rapportava con tutto il gruppo?
“Con la sua tranquillità che l’ha sempre contraddistinto, non cercava o poco il confronto con i compagni, anche perché nei momenti di difficoltà comunque la tensione era molto alta: a lui bastava uno sguardo, un cenno da parte sua e si capiva cosa voleva farci capire. Questo penso che sia stato un punto importante, un ragazzo, ripeto, che non parlava molto, però con i suoi sguardi, coi suoi atteggiamenti ci faceva capire, insomma, cosa voleva che in quel momento facessimo”
Come ti accolse quando arrivasti a Napoli? Di norma è il capitano a fare gli onori di casa.
“All'epoca c'era Paolo Cannavaro che era il capitano, Marek poi lo è diventato col tempo, però già in quel periodo là si vedeva che aveva anche lui qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. Aveva un atteggiamento diverso, nel primo giorno che sono arrivato m'hanno accolto con grande felicità e ho notato subito, insomma, da parte loro che c'era una voglia, ecco, di farmi entrare nella loro vita calcistica e non solo come giocatore, ma anche come compagno, perché al di là dell'ambito calcistico ci siamo trovati molto bene anche al di fuori con le famiglie. Penso soprattutto un ragazzo che, appunto, arrivava in un contesto diverso dalle squadre del nord, arrivare a Napoli e trovare persone, come Marek, che m'hanno aiutato soprattutto nei primi mesi di calcistici a Napoli. È stato una cosa positiva che ricordo ancora oggi”.
Cosa ha lasciato nel rapporto umano l’aver vissuto Marek, quello spogliatoio lì?
“Ha rappresentato tutto perché era comunque una figura importante. In spogliatoio per tanti anni siamo sempre stati vicini di posto, condividevamo tantissime cose e per me guardarlo dal basso all'alto, perché ho avuto grande rispetto in lui e ha sempre rappresentato per me un punto di riferimento, come giocatore era fantastico e per me era anche un punto di riferimento, nonostante sia, come età, più grande. L’ho sempre visto come una persona onesta, sincera e quando trovo questi tipi di giocatori da parte mia solo grande rispetto”.
