Condò rivela: "Pelé e Maradona si detestavano ferocemente: il motivo"

30.12.2022
09:40
Redazione

Ultimissime notizie - Paolo Condò svela la rivalità e il motivo fra Maradona e Pelé: ecco perché si detestavano

Ultime notizieDopo la morte di O Ney, nell'editoriale di Paolo Condò per Repubblica si torna a parlare del rapporto Pelé-Maradona:

"Pelé non invecchiava mai, mantenne lo stesso fisico e la stessa faccia per almeno trent’anni filati. Così, ogni volta che accadeva di incrociarlo — ai Mondiali, o in qualche finale d’élite — veniva da chiedergli di tornare in campo per risolvere la vexata quaestio su chi fosse il migliore tra lui e Maradona.

I due si detestavano, prima ferocemente e poi più cordialmente, dopo la comparsata di O Rei alla Noche del Diez, lo show che Diego condusse nel 2005 su una televisione argentina. A dividerli, più che la naturale rivalità fra brasiliani e argentini, era appunto l’ambizione di definirsi — e ciascuno aveva le sue solide ragioni — il miglior calciatore della storia. All’epoca non si parlava ancora di GOAT, l’acronimo inglese (“Greatest Of All Time”) che da qualche tempo segna questi paragoni, peraltro sempre più frequenti, spia di un presente che evidentemente non ci basta più nelle nostre bulimiche discussioni.

Maradona e Pelé

E poi prosegue nella narrazione del mito di Pelé utilizzando queste parole:

Per chi viene chiamato boomer dai propri figli, la meraviglia di veder giocare Pelé è datata 1970. Perché la verità sui confronti e sui GOAT è che Messi lo vediamo giocare in tv tre volte alla settimana, di Maradona ricordiamo gli highlight delle partite di campionato o di nazionale, di Pelé conserviamo in memoria esclusivamente il Mondiale del ’70. O meglio la finale, con la straordinaria elevazione per segnare l’1-0 sul salto disperato di Burgnich e i due assist perfetti per il 3-1 di Jairzinho e il 4-1 di Carlos Alberto.

È anche per questa scarsità di materiale che Pelé più di altri, e da ben prima di questo congedo, merita di essere definito una leggenda: perché è stato descritto, narrato e ammirato come se fosse circondato da una nebbiolina che ne rendeva labili i contorni ma eroici i gesti. E quindi oggi per noi “goat” vuol dire soltanto capra, che lasciamo brucare l’erba di un campo di calcio fino all’altezza giusta perché la palla scorra frusciante, e Pelé ne faccia ciò che desidera. Sarà comunque un’opera d’arte".

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