Polmonite Sarri, lo pneumologo: "Fuma, è a rischio: non gli consiglio di andare in panchina! Servirebbe un mese di stop"

20.08.2019
13:00
Redazione

Francesco Blasi, professore di pneumologia all’Università di Milano ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna di Repubblica per raccontare della situazione medica di Maurizio Sarri:

Cosa deve fare Sarri?
«Semplice: deve curarsi».
Ma come si contrae la polmonite, che sembra un male così antico...?
«Non scherziamo. La polmonite non è un ospite da prendere sotto gamba. Si cura. Si guarisce. Ma bisogna mantenere la guardia alta».
Nel senso che?
«Sarri è un fumatore. Lo vediamo da come mastica "amaro" oggetti in panchina (Sarri in Premier si portava comunque sigarette e accendino in campo, ndr ). Il fumo è uno dei cinque fattori di rischio che possono facilitare l’insorgenza di una conclamata polmonite. Uno dei più subdoli».
Gli altri?
«La denutrizione, per contrasto l’obesità, oppure il contatto con i bambini che non siano stati ancora sottoposti alla vaccinazione antipneumococcica o certe condizioni di elevato inquinamento atmosferico. Poi ci sono l’immunosoppressione e altre patologie che possono favorire l’insorgere della polmonite, come il diabete o gli scompensi cardio-vascolari. Ma non credo sia il caso di Sarri».
Sarri ha 60 anni. L’età è importante?
«Certo, ma soprattutto dopo i 65 anni può essere decisiva la vaccinazione».
Torniamo alla terapia. Come si cura la polmonite?
«Vede, c’è un po’ di ritrosia a considerare la polmonite ancora pericolosa. È vero, siamo nell’era degli antibiotici mirati. E gli antibiotici funzionano. Ma, ripeto, è meglio seguire correttamente il percorso terapeutico perché il 10% dei casi gravi, da ospedalizzare, rimane comunque mortale... Insomma nonostante gli antibiotici!
Se però è presa in tempo, se è in una forma meno grave, si può allora curare anche a casa, la polmonite, ma sempre evitando rischi inutili»
.
Quindi?
«Ora non conosco personalmente il caso Sarri, ma non gli consiglierei di andare in panchina sabato. Suggerirei piuttosto, a partire da subito, o da quando è stata diagnosticata la polmonite, il più classico dei riposi domiciliari aspettando che l’antibiotico faccia effetto nei primi tre giorni di assunzione».
Niente strascichi?
«Se ben curata la polmonite non lascia tracce. Ma bisogna guardarsi dai giorni successivi: di solito si parla di quattro settimane di immunodepressione durante la quale il paziente, o meglio l’ex paziente, è più esposto».
Gli consiglierebbe di smettere di fumare?
«Sì».

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