Raspadori
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Raspadori, il primo allenatore lo racconta: "Il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via, instancabile"

20.08.2022
04:00
Redazione

Le parole del primo allenatore di Raspadori

Arriva con la benedizione del suo primo allenatore, Aldo Tolomelli, che lo ha visto crescere (dagli 8 ai 10 anni) con la maglia della Progresso di Castel Maggiore, in provincia di Bologna. «Ha sempre avuto una passione smisurata per il calcio», racconta iltecnico. «E in campo era instancabile: il primo ad arrivare, l’ultimo a voler andare via». Anche se su quel prato ci andava in compagnia di suo fratello Enrico (3 an-
ni più grande). «E in realtà il Sassuolo era venuto da noi per prendere lui, Enrico», spiega l’ex allenatore. «Poi gli bastò un solo allenamento per capire che le qualità di Giacomo era no straordinarie, nonostante l’età». Qualità, appunto, quelle, che Aldo ha capito e assecondato fin dal primissimo istante.

«Nelle scuole calcio si tende sempre a far giocare i ragazzi in più ruoli, ma con lui era tutto troppo facile: dove lo mettevo, lui faceva benissimo. E infatti non mi stupisce che ancora adesso possa giocare pratica- mente ovunque». Buona noti- zia per Spalletti, che peraltro avrà un’altra qualità da sfrutta- re. «Ammetto che io per primo ho impiegato qualche allena- mento per capire se lui preferisse calciare col destro o col sini- stro. Praticamente li usava allo stesso modo, e così è ancora adesso». Ma i segni particolari non finiscono qui. «Al primo posto metterei la voglia. Poi è rapido, e pensa veloce. Ma la sua forza principale l’umiltà. È un ragazzo positivo e porta que- sta serenità in tutto lo spogliato- io. Lo ha sempre fatto, fin da piccolissimo». Tatticamente ar- riva con l’idea di giocare alle spalle di Osimhen. «Ora che il trequartista è tornato di moda per lui è un bel vantaggio per- ché in quella posizione può fare malissimo agli avversari. Nel 4-2-3-1 si troverà alla grande e d’altra parte anche Mancini lo usa in quella posizione». Fuori dal campo, poi, è una garanzia. «È un ragazzo spettacolare, un esempio per tutti. Non è il tipo che si lascia distrarre dall’am- biente o da piazze troppo movi- mentate. Alle spalle ha un’otti- ma famiglia, e anche da bambi- no curava anche tanto la scuo- la. Insomma, sono sicuro che Napoli possa essere la casa giu- sta nella quale far crescere il suo talento innato»

Chi lo conosce parla di «colpo di fulmine» o «freccia di Cupido». Giacomo si innamorò del calcio una notte d’estate all’im- provviso, dribblando sassi e amici all’oratorio di Castel Mag- giore, dietro la chiesa di Bonda- nello. Mattina a scuola, pome- riggio ad allenarsi, la sera al campetto. Zainetti per fare i pa- li, e poi via a giocare fino a tardi. Papà Michele e mamma Rober- ta conservano ancora gelosa- mente i video delle sue prime partite. In uno di essi si capisce perfettamente quello che sareb- be stato il suo futuro. Giacomi- no - non più di 7-8 anni - indos- sa una maglia rossa e blu che gli sta enorme perché evidente- mente gioca con i ragazzini più grandi di lui, prende palla, salta netti 5 avversari e con la natura- lezza del veterano la infila in re- te. Calcio e bici, le sue grandi passioni, perché quando non era a rincorrere il pallone era in sella a pedalare con gli amichet- ti. Poi, però, tappa fissa dalla nonna per una scorpacciata di tortellini: il piatto preferito che ancora gli viene preparato al- meno una volta a settimana. Adesso che non è più a due pas- si da casa, dovrà organizzarsi con delle spedizioni celeri, ma l’impressione è che questo pos- sa essere l’ultimo dei problemi per Giacomo e per la nonna. L’unico pensiero del ragazzo ar- rivato dal Sassuolo sarà fare centro e confermare quanto di buono dicono di lui. Il ragazzo d’oro nato nel 2000 e con un fu- turo ancora tutto da scrivere. Ha scelto Napoli con forza e de- cisione. Perché vuol dire fare un salto importante di carriera, ma anche mettersi alla prova in un calcio dei grandi, lui che grande si sente oramai da tem- po. Tatticamente si dovrà adat- tare alle scelte di Spalletti, alle- natore che stima e dal quale è si- curo di poter imparare ancora. Ha avuto anche la benedizione di Mancini che adesso spera di trovarlo ancora più maturo in vista delle prossime convoca- zioni in Nazionale. Degli azzur- ri di domani dovrà essere lea- der: con il Napoli così come con l’Italia. Dispensando quella po- sitività che lo accompagna da sempre e con l’obiettivo di di- ventare presto il nuovo Pablito.

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