
Tarallo: "C’è un cambiamento antropologico nei napoletani, riguarda l’addio alla scaramanzia"
A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Carlo Tarallo, giornalista del quotidiano "La Verità". Di seguito, un estratto dell'intervista.
In città si sente sempre più spesso utilizzare la perifrasi “tagliare i coriandoli”. Secondo lei, non si sta forse dando troppo per scontato che il Napoli possa vincere lo scudetto?
“C’è un cambiamento antropologico nei napoletani, che riguarda proprio l’addio alla scaramanzia. Stiamo superando un altro luogo comune. Me lo spiego col fatto che lo scudetto di due anni fa l’abbiamo vinto talmente in anticipo che iniziammo a festeggiare praticamente a Natale. Era chiaro che sarebbe andata bene. E così è rimasto questo gusto per il festeggiamento lungo, preventivo. Oggettivamente la situazione è ottima: vantaggio di tre punti, due partite in casa sulle tre rimanenti… Quindi perché non godersela un po’? Poi, se dovesse succedere una catastrofe – e qui invito tutti gli amici a fare gli scongiuri – non ci sarebbe stato nulla di male nell’essere stati contenti prima. Dopo tanti anni, ci siamo forse tolti un po’ di dosso quella tradizionale abitudine alla scaramanzia.”
Non è forse un segnale di un certo “imborghesimento” del tifoso napoletano?
“Sì, in parte sì. Ma non è che ci siano grandi esagerazioni. Ad esempio, Sorbillo ancora non ha fatto la pizza dedicata al quarto scudetto, e quello è sempre un ottimo termometro per la piazza. Stiamo semplicemente festeggiando un primato, e preparandoci a un evento che è probabile ma non ancora certo. Poi, voglio dire, la stagione lo giustifica: il sorpasso all’Inter, Conte che quando mette la testa davanti è difficile da superare, i numeri ci sono. Le condizioni ci sono tutte. Siamo al rettilineo finale.”
Ha citato anche la Roma, che con la sua vittoria ha regalato il sorpasso al Napoli sull’Inter. Secondo lei, questo gesto potrebbe essere il primo passo per ricostruire un minimo rapporto tra le due tifoserie?
“No, lo escludo. Sono successe cose troppo gravi. Magari tra decenni, chissà. Ma adesso proprio no. Quel giorno, il clima… non credo che si possa superare così. Non è questione di risultati sportivi, lì c’è stata una tragedia. Un ragazzo ha perso la vita. Spero di sbagliarmi, ma non credo che ci siano le condizioni. Finché per le strade ci sarà anche un solo murale dedicato a quell’essere ignobile, non potrà mai esserci perdono.”
Contro il Lecce abbiamo visto un’altra prestazione non brillante da parte di alcuni uomini chiave del Napoli. Uno su tutti, Lukaku, che nella ripresa ha fallito un’occasione che poteva essere il 2-0. Il problema dei secondi tempi non è forse ancora risolto?
“No, è vero. Abbiamo rischiato, bisogna dirlo. E secondo me c’è un problema di preparazione atletica. È vero che abbiamo fatto una sola competizione, ma è anche vero che hanno sempre giocato gli stessi. Poi c’è l’altro problema: non riusciamo mai a chiudere le partite. Dopo il vantaggio non arriva quasi mai il raddoppio, e questo è stato un limite per tutta la stagione. Di solito, quando vai in vantaggio, l’altro attacca e tu lo colpisci in contropiede. Ma Lukaku è tutto tranne che un contropiedista. Fa sponde, gioca di fisico, parte lento… non è il tipo di attaccante che ti fa ripartire in velocità. E quindi spesso ci siamo trovati a doverci chiudere, aspettare, e gestire col cronometro alla mano. Quest’anno abbiamo guardato troppo spesso l’orologio.”
Forse il Napoli, per la prossima stagione, dovrebbe puntare su un attaccante con caratteristiche diverse da quelle di Lukaku?
“Dipende tutto da come finisce il campionato. Se dovessimo svegliarci campioni d’Italia, sarebbe difficile mettere in discussione le scelte di Conte, ed una di queste è stata proprio relativa a Lukaku. Se vinci un campionato non da favorito, vuol dire che hai avuto ragione tu. Certo, io sono convinto che con un attaccante più incisivo oggi avremmo avuto 7-8 punti in più. Ma come dice lui, ‘la storia la scrive chi vince, gli altri al massimo la leggono’. Ecco, potremmo aggiungere che gli altri, al massimo, la commentano.”