Udinese, Velazquez: "Juve superiore a tutte, sul podio anche in Europa. Allegri ha due squadre, nessuno può competere"

14.10.2018
10:15
Redazione

Julio Velazquez, tecnico dell’Udinese, ha parlato a Tuttosport. Ecco quanto evidenziato dall'edizione odierna di Tuttosport:   La

Julio Velazquez, tecnico dell’Udinese, ha parlato a Tuttosport. Ecco quanto evidenziato dall'edizione odierna di Tuttosport:
 
La sua giornata di lavoro tipo come si svolge? 
 
«Sveglia prima delle 7, intorno alle 6.30. Mi preparo e vado a fare un po’ di sport, alterno la corsa alla bici. Per le ore 7.45 arrivo alla Dacia Arena, dove abbiamo tutto: uffici, strutture. E si parte con le riunioni. Staff tecnico, vari collaboratori: così cominciamo a impostare la giornata. Intanto facciamo colazione tutti insieme. Dopo guardiamo video e lavoriamo sul campo, se c’è doppia seduta. Mi dedico molto anche ai colloqui individuali: per me sono fondamentali nella crescita umana, loro devono conoscere me e io devo conoscere loro. Dopo si prosegue con le riunioni, anche con la dirigenza. Pranzo e poi, se c’è, lavoriamo sull’allenamento pomeridiano oppure preparo a video le partite. Di solito prima delle 10 di sera non torno a casa». 
 
Dialogo e tecnologia: sono questi i suoi principi? 
 
«Il primo è uno strumento determinante, siamo esseri umani prima ancora che professionisti. Sono molto affascinato dalla psicologia e leggo spesso testi che aiutano a ottimizzare il rapporto con le persone. Per quanto concerne la tecnologia negli allenamenti, non utilizzarla ci renderebbe fuori dal tempo. Riprendiamo il lavoro e lo analizziamo a video, per vedere cosa va e cosa no. Tutto questo però non deve mai fagocitare il gioco». 
 
Si dice che nei suoi allenamenti ci sia sempre il pallone: è una mentalità tipica spagnola oppure un suo marchio di fabbrica? 
 
«Dobbiamo allenarci replicando una situazione reale. A calcio si gioca con il pallone, per cui è normale dal mio punto di vista impostare il lavoro in questa maniera. Non è questione di mentalità, quanto di operatività: i modelli di gioco devono essere chiari e vanno applicati poi in partita». 
 
A chi si è ispirato tra i grandi maestri? 
 
«Alleno da 22 anni e avrò visto un numero spropositato di partite. Eppure continuo a imparare qualcosa: anche il minimo dettaglio può essere prezioso. Certo, i modelli di grande calcio sono Sacchi, Guardiola, Bielsa, ma si può cogliere un particolare anche da allenatori non di grido. L’importante è sempre una cosa sola: mai essere cristallizzati in un singolo sistema. Un tecnico deve sapersi adeguare al contesto, deve essere versatile. Fluido. E sono fermamente convinto che anche a 60 anni si possa imparare».
 
Con i suoi metodi, qualche talento ha spiccato il volo. Uno su tutti: De Paul. 
 
«Sono molto soddisfatto di Rodrigo, ha realizzato finora quasi lo stesso numero di gol della passata stagione. Poi ha confezionato assist e prestazioni di rilievo anche senza palla. Sta recependo bene il modo di fare calcio. Tanti altri sono cresciuti e stanno alzando il livello, come Fofana. E penso anche a Lasagna che è arrivato in Nazionale, come De Paul: significa che il lavoro che portiamo avanti fornisce dei risultati tangibili».
 
La Juventus è davvero inarrestabile? 
 
«L’abbiamo affrontata al massimo delle nostre forze. E’ molto superiore a qualsiasi squadra del campionato, credo sia una delle prime tre o quattro squadre al mondo in questo momento. Del resto quando prendi uno dei due giocatori più forti del pianeta, mandi anche un messaggio agli altri. Poi Allegri ha praticamente due formazioni di pari livello da poter ruotare, in Italia nessuno dispone di una rosa del genere. Penso abbiano grandi possibilità di vincere la Champions». 
 
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