"Ho rifiutato due cattedre negli Usa per vedere Maradona giocare a Napoli", l'incredibile storia del prof. Bruno Siciliano

27.11.2020
13:10
Redazione

Maradona, l'incredibile storia di un docente napoletano

Ultimissime notizie Napoli - Bruno Siciliano, docente di automatica al Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle tecnologie dell’informazione della Federico II ed è tra i più noti esperti di robotica del mondo, ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno:

"Mi ero laureato in Ingegneria elettronica alla Federico II nel 1982 e nei tre anni successivi avevo avuto un dottorato di ricerca. Da settembre 1985 a giugno 1986, intanto, ero stato visiting scholar al Georgia Institute of Technology di Atlanta. Negli Stati Uniti andai con un biglietto aereo dal Giappone dove, a Tokio, avevo tenuto la mia prima presentazione: avevo intenzione di spaccare il mondo".

Professore Siciliano, come andarono le cose?

"Il primo anno di Maradona al Napoli non fu entusiasmante. Ma al secondo le cose già cambiarono, anche perché arrivarono anche altri giocatori di alto livello. Io ero al Georgia Tech , tornai solo per Natale, e a quel tempo non c’era Internet, non c’erano i cellulari, non c’erano le tv satellitari, non si sapeva nulla. Dei giornali italiani in biblioteca trovavo solo il Corriere della Sera , ma in ritardo. Insomma la domenica aspettavo di parlare al telefono con mia sorella o con quella che allora era la mia fidanzata e oggi mia moglie per sapere cosa aveva fatto il Napoli. Ricordo che domenica 3 novembre 1985, seppi da mia sorella dell’incredibile punizione di Maradona alla Juve. Non c’erano neanche le e-mail, si scrivevano lettere: mi mandarono i ritagli dei giornali con gli articoli su quella magia, li conservo ancora".

L’incarico rifiutato?

"A giugno tornai in Italia per la tesi di dottorato, ma a Napoli non avevo neanche una borsa di studio né prospettive immediate. In effetti il posto da ricercatore venne fuori tre anni dopo. Negli Usa, invece, il chair del dipartimento di Meccanica mi propose la cattedra come assistant professor . Significava uno stipendio da 50 mila dollari l’anno. Ma scelsi il Napoli e mi abbonai in curva A. Ne valse la pena perché l’anno successivo vincemmo lo scudetto". 

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