Da Fidel a Chavez, Maradona anti-imperialista e rivoluzionario: un'icona mondiale che è andata oltre il calcio

25.11.2021
21:30
Alessandro Marrazzo

Le convinzioni politiche di Diego Armando Maradona e i rapporti con i leader mondiali lo hanno reso molto più che un icona calcistica

A un anno dalla scomparsa di Diego Armando Maradona, il mondo si attiva in mille iniziative per ricordare il suo idolo indiscusso.

Un uomo che non poteva diventare un Dio solo attraverso il calcio, ma anche per le sue iniziative e per le sue lotte, che spesso sono passate attraverso legami (alcuni controversi) con personaggi che hanno formato la sua visione politica del mondo.

Maradona è stato usato (prima) ed ha usato (poi) i suoi legami con i leader politici per trasmettere il suo pensiero.
Fu usato prima, da giovanissimo, dal dittatore Videla, che nascose dietro il successo di Diego in Giappone con le giovanili dell'Argentina la sparizione di migliaia di desaparecidos.

Diego Maradona e Jorge Videla


Era il 1979 e Diego dopo la cocente esclusione da parte di Menotti per i Mondiali argentini del 1978, era chiamato a guidare l'Under 20 nella competizione che si svolse in Giappone. Maradona, costretto al servizio militare non poteva giocare con l'Argentinos Juniors, ma a Videla, dopo i mondiali casalinghi serviva un altro specchietto per le allodole utile nascondere i suoi crimini.

Concesse a Maradona il lasciapassare per vestire la maglia dell'albiceleste perchè cosciente che avrebbe potuto portare la selecciòn al successo. Diego portò  l'Under 20 sul tetto del mondo e Videla seppe come utilizzarlo.

Maradona lo capì e 7 anni dopo seppe come utilizzare il suo talento per quello in cui credeva.
Diegò usò la Mano de Dios nel leggendario gol contro l'Inghilterra per punire l'imperialismo britannico. Uno schiaffo alla palla e uno sganassone a coloro che nella guerra della Falkland uccisero centinaia di giovani argentini.

L'Argentina si laurea Campione del Mondo in Messico e in Inghilterra nacque un odio che dura ormai da 35 anni.
 

Maradona, il Che e Fidel Castro

Diego Maradona e Fidel Castro

Fu negli anni di Napoli, quando Diego entrò in contatto con le figure rivoluzionarie di Che Guevara, argentino come lui, e Fidel Castro, di cui divenne amico fraterno.

Figure che a Napoli non avevano delle precise connotazioni storiche, se non ne la loro più comune accezione rivoluzionaria contro il potere del nord a scapito del sud e del ricco a scapito del povero.
 

Ideali che Diego incarnò perfettamente portando il Napoli sul tetto d'Italia a suon di gol su un campo di calcio, e gridandone l'esistenza e i diritti ad ogni microfono che gli si presentasse a portata di bocca.
 

Dalla difesa di Napoli alla difesa del sud del mondo! Diego capì che la sua notorietà gli avrebbe concesso di essere portavoce degli 'ultimi', e lo capì anche Fidel Castro. 
 

Da una stretta di mano sorridente nacque una profonda amicizia, tanto profonda che il volto barbuto del leader cubano finì tatuato sul polpaccio del Pibe De Oro a qualche spanna di distanza dal viso del Che che faceva capolino sul suo braccio destro.

Maradona e Fidel


Maradona divenne portavoce del leader cubano nel mondo. Fidel capì che Diego era “colui che avrebbe potuto, sfruttando la sua notorietà, portare la causa antimperialista fuori dai confini del Sudamerica. Un personaggio che i media non avrebbero potuto oscurare e che avrebbe parlato a milioni di persone”.

Maradona e Hugo Chavez

Da Fidel a portavoce di tutto il sudamerica contro le grandi potenze del mondo. Fraternizzò con Correa in Ecuador, con Morales in Bolivia, Ortega in Nicaragua, amò il Venzuela di Hugo Chavez.

Diego Maradona e Hugo Chavez

Con Chavez e Fidel portò allo stadio di Mar del Plata decine di migliaia di persone. 

Con una maglietta con il volto di Bush etichettato come criminale di guerra, Maradona alzò il pugno chiuso per combattere l'imperialismo statunitense e il trattato del libero scambio con cui gli USA sancivano il predominio economico e commerciale sui paesi del sudamerica. 
 

Quando finì il suo compito su un campo di calcio, capì che c'era molto da fare anche fuori da uno stadio, e non si tirò indietro.

In tanti hanno ipotizzato che Maradona fosse stato sfruttato da leader politici per i loro fini. 
 

Plausibile, ma forse sarebbe più corretto dire che Diego ha scelto di chi essere portavoce. 

Come si può solo pensare di poter sfruttare un uomo che è stato capace di spostare gli equilibri geopolitici di un intero pianeta dando calci ad un pallone?

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