Dimaro, l'esplosione di un Granata umile e spavaldo allo stesso tempo
Uno di quelli che per tenerlo fuori dal campo devi fargli male, o magari legarlo su una sedia e chiuderlo in casa. Uno che respira l'odore dell'erbetta come fosse una cura terapeutica per il corpo e la mente. Antonio Granata è tra i Primavera che quest'anno hanno seguito i 'grandi' nel ritiro a Dimaro. Si è subito messo in risalto agli occhi di Saurini, che in questa stagione ha premiato il suo impegno consegnandogli la fascia da capitano. Il 2015 non è iniziato nel migliore dei modi per lui: la frattura del setto nasale l'ha tenuto lontano dal campo per due mesi. Poi, con l'aiuto del chirurgo e della mascherina protettiva, è riuscito a rientrare e Saurini non ha perso tempo: l'ha subito lanciato nella mischia facendolo subentrare a Milanese nella trasferta a Roma. Da quel momento, Granata non s'è più fermato e il mister non ne ha potuto più fare a meno. Attento, preciso, sempre sul pezzo, Antonio non ha mai fatto mancare il suo sostegno in difesa. Qualcuno l'ha accostato a Paolo Cannavaro, un po' per la napoletanità che ha nel sangue, un po' per la fisicità, un po' per l'atteggiamento da leader. Ed è proprio quello che gli ha permesso di distinguersi in questi primi giorni di ritiro. I nostri inviati a Dimaro ci hanno raccontato di un Granata in ottima forma, che addirittura non è mai uscito dalla partitella nonostante tutti avessero giocato appena 10 minuti a testa. Non ha mai mollato. Tanto palleggio anche nella propria metà campo. Spavaldo, senza paura, ma con la testa bassa e la voglia di lavorare duramente. Insomma, un Granata esplosivo a Dimaro. Tuttavia, questo non può essere il coronamento di una stagione ad altissimi livelli disputata con la Primavera. Questo, deve altresì essere il preludio di una stagione ancor più entusiasmante. D'altronde, da uno che non si ferma mai neanche in allenamento, non ci si può aspettare altro.