GRAFICO - E se il problema del Napoli non fosse Hamsik?
Abbiamo analizzato i dati medi che meglio possono definire il valore di un centrocampista come Hamsik, partendo dalla stagione 2009-10 e limitandoci ai campionati cui ha preso parte: dribbling riusciti, duelli aerei vinti, palle perse, cross completati, palle lunghe completate, key-passes, assist, tiri, tiri fuori area e falli subiti per quanto riguarda la fase offensiva. Falli subiti, tackle completati, palle intercettate e falli commessi in riferimento a quella difensiva.
Rispetto all’anno scorso, notiamo come Hamsik vada maggiormente al tiro (3,8 volte a partita, record in carriera) e si occupi meno della fase di contenimento (0,5 tackle è il valore più basso nei sei anni in questione e lo stesso vale per il numero di falli commessi). Dal punto di vista statistico, però, non si intravede un calo nella rendimento a favore degli altri compagni, soltanto una diminuzione della media realizzativa. I key-passes, infatti, sono 2,7 a partita, sostanzialmente come i 2,8 del 2012-13 e leggermente meglio dei 2,5 del 2013-14. E lo stesso vale per gli assist, 0,2 ogni 90’ (l’apice è del 2011-12, quando arrivò a 0,3). Difficile parlare di crisi.
Sembra piuttosto corretto parlare di un modo diverso di giocare. Hamsik ha ridotto quasi di un terzo il numero di dribbling rispetto al 2012-13. Allora erano 4 a partita, adesso 1,6 (l’anno scorso 1,9). Produce meno palle lunghe (2,7 contro le 3,8 di due anni fa) e calcia maggiormente da fuori area (1,5 volte a partita contro 1, valore massimo dell’era Mazzarri). Forse è per questo che lo slovacco è meno vistoso del passato, ma viene comunque considerato un imprescindibile da Rafa Benitez.
La seconda parte dell’analisi riguarda invece le percentuali ed è ristretta al periodo che va dal 2012-13 al 2014-15. Ci riferiamo alla percentuale dei passaggi riusciti, a quella realizzativa, a quella realizzativa totale e alla SOT (clicca qui per la spiegazione dell’indice). Dal punto di vista dei passaggi completati, il valore di Hamsik è sostanzialmente stabile (83,6% contro 84,3% del 2012-13), mentre la SOT è addirittura migliorata passando dal 40,2% al 48,3% attuale. Il dato più rilevante, però, riguarda le percentuali realizzative.
Se tra 2012-13 e 2013-14 non vi era stata sostanziale differenza nonostante la diminuzione dei gol segnati (da 11 era sceso a 7, se le percentuali sono stabili significa però che Hamsik è andato meno di frequente al tiro), nel 2014-15 si sono dimezzate. Dal 29,1% di percentuale realizzativa del 2013-14 è passato al 13,3%, mentre quella realizzativa totale è scesa dal 12,2% al 6,45%.
La spiegazione sta probabilmente in due dati medi che abbiamo evidenziato in precedenza. Hamsik tira più di quanto non abbia mai fatto in carriera, ma lo fa da posizioni differenti rispetto al passato e più distanti dalla porta. Gli ingranaggi di Benitez non prevedono che le soluzioni migliori (da distanza ravvicinata) siano affidate a lui, ma finiscono a Callejon e Higuain. Hamsik dimostra di essere in possesso di mezzi eccellenti (la SOT del 48,3% significa che un tiro ogni due dello slovacco va in porta), ma sarebbe irreale chiedergli un maggior numero di gol segnati. Il problema del Napoli non è di certo Hamsik.
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