Il Mattino - Intercettazioni tra i fratelli Esposito e calciatori del Napoli, cambiò tutto con l'arrivo di Sarri

23.06.2017
18:40
Redazione

Reina, Callejon, Paolo Cannavaro, lo stesso Higuain, sono per i fratelli Esposito - gli imprenditori di Posillipo finiti in manette e accusati di intestazione fittizia aggravata dall'aver favorito clan della camorra - i campioni da esibire come trofei sulle bacheche di Facebook. E' quanto scrive quest'oggi Il Mattino, raccontando delle loro strette amicizie, ma che non c’è una sola fattispecie di reato commessa dai giocatori azzurri in questa frequentazione. Perché l’ingenuità - si legge - il non capire chi fossero davvero questi amici, sempre a disposizione per ogni esigenza, non ha valenza per il codice penale: "Nessun calciatore risulta indagato, nonostante siano centinaia le intercettazioni tra i giocatori e gli arrestati di ieri da parte della Dia. D’altronde, di relazioni pericolose tra gloria sportiva e malavita è piena la storia del calcio, e neppure una divinità calcistica come Maradona ha saputo sfuggire alla regola. E allora di che stupirsi? Callejon festeggia i suoi 30 anni con gli Esposito, Reina passa molto del suo tempo libero, anche di giorno e non solo a cena o nei locali, a spasso con i fratelli, se c’è qualcuno del Napoli che ha bisogno di noleggiare una barca c’è sempre uno di loro che risolve la questione. È un rapporto quotidiano, dicono le carte, ma non c’è nulla, proprio nulla, che costituisce reato. Probabilmente, i giocatori ignorano del tutto gli affari loschi in cui, secondo gli investigatori partenopei, sono coinvolti gli arrestati. 

La venuta di Sarri cambia le cose, secondo le voci di corridoio raccolte in Procura e le indiscrezioni che arrivano dalla Direzione distrettuale antimafia: Sarri, che è nato a Bagnoli ma che a Napoli non ha mai vissuto, con il sostegno della società, va a cercare i suoi calciatori, li porta in ritiro, inizia a “regimentare” le loro abitudini, intuendo che in giro le tentazioni sono tante. Troppe. E pericolose. Da vero padre di famiglia, capisce la situazione e ogni volta che può, nel chiuso dello spogliatoio, prova a dare ai suoi ragazzi delle regole di vita. Attenzione, ripete più o meno, questa è una città dove tutto sembra bello ma è tutto pieno di tentacoli e prima o poi ne chiede conto.
D’altronde, anche Aurelio De Laurentiis lo aveva detto. Era la notte dell’8 aprile del 2015 e il Napoli era stato appena eliminato dalla Lazio in Coppa Italia. Esplose deluso. «Questa è una città rapace, anche io a 25 anni facevo delle cose che adesso non farei più. Ma ho sempre tenuto fede ai miei impegni...». E ordinò alla squadra di andare in ritiro. Probabilmente ce l’aveva con Higuain e con le sue frequentazioni. Ma forse anche con altri. Certamente, invece, ce l’aveva con Pepe Reina quando poche settimane fa, durante la cena di fine stagione a Villa D’Angelo-Santa Caterina, invitò il portiere ad "avere meno distrazioni durante la settimana". 

Fonte : Il Mattino
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