ESCLUSIVA - Da Barra al miracolo Ascoli in Lega Pro, la favola di Petrone: "Napoli scuola di vita, condivido la filosofia di Benitez. Possibile un asse con gli azzurri: già la scorsa estate..."
di Bruno Galvan, twitter: @BrunoGalvan85
Nel regno che fu di Costantino Rozzi c’è un allenatore che inizia a far parlare di sé per la dialettica fuori dalle banalità e soprattutto per le vittorie in campo. Mario Petrone, napoletano doc di Barra, è uno degli allenatori più vincenti della Lega Pro. Tanta gavetta iniziata all’età di 24 anni quando smette di giocare per intraprendere la carriera da allenatore. Va fiero di questo, così come l'essere napoletano e grande tifoso del Napoli. Agli azzurri lo legano ricordi ed anche un rapporto d’amicizia con il team manager partenopeo Giovanni Paolo De Matteis che ad Ascoli faceva il direttore sportivo prima di arrivare alla corte di Rafa Benitez. Petrone custodisce come fosse un cimelio dal valore inestimabile, la maglia di Josè Callejon donatagli proprio dal team manager De Matteis in quelle rare volte che è salito nelle Marche quando il Napoli non aveva impegni. La redazione di CalcioNapoli24 ha intervistato in esclusiva l’allenatore ascolano Mario Petrone, il mister dei record: nel 2014, ha trascorso ben ventisei giornate in vetta alla classifica, prima col Bassano e poi con l’Ascoli.
Mister, lei è molto conosciuto in Lega Pro e non solo per i suoi successi. Può presentarsi a chi ancora non la conosce calcisticamente parlando? Può dirci come nasce il Petrone allenatore?
“Ho iniziato a fare settore giovanile a Barra e precisamente al Centro Ester. Poi a 16 anni ho debuttato con il Campania ed ho fatto tre anni fra Interregionale e C. Poi sono stato alla Casertana, al Rovigo e poi sono tornato a Capri dove ho vissuto una bella esperienza. Da lì poi mi sono sempre trasferito al nord senza mai ritornare nella mia terra. Ho iniziato ad allenare a soli 24 anni perché mi è sempre saputo gestir e un gruppo e capirne le dinamiche. Lo facevo già quando giocavo. Ad Ascoli ho trovato delle componenti importanti, per me fare calcio è tutto. Può sembrare una frase banale, ma è così”.
Cosa ne pensi di chi sostiene che in Lega Pro e in altre categorie, molti tuoi colleghi riescono ad allenare più perché sono sponsorizzati da personaggi forti e meno per meriti sportivi?
“Alla fine penso che chi è bravo allena sempre. E’ il campo a dover parlare sempre, anche se talvolta ci sono delle eccezioni anche in altri sport. Lauda ad esempio iniziò a guidare perché si finanziò da solo l’auto, poi lì dimostro qualità uniche. In generale penso che ognuno ha quel che si merita. Magari si può avere un vantaggio nell’aver smesso subito di giocare a calcio e di poter allenare subito in A come è successo ad altri miei colleghi”
Raccontaci il tuo rapporto con la città di Napoli e soprattutto con il Napoli…
“Sono orgoglioso di essere napoletano e tifare per il Napoli. Ai miei ragazzi dico sempre che per capire la vita devono vivere a Napoli o essere napoletani perché la nostra città è una scuola di vita quotidiana. Per strada e fra la gente impari sempre qualcosa di nuovo ogni giorno. Sono molto contento che a guidare la mia squadra del cuore ci sia uno come Rafa Benitez. Lo spagnolo ha qualità ed uno spessore umano perfetto per una piazza come Napoli. E’ una fortuna avere uno come lui. Facciamo peraltro lo stesso schema di gioco”
A proposito del 4-2-3-1 come Benitez. Sia lui che tu avete un’idea di calcio propositivo, ma questa filosofia cozza un po’ con chi pensa ancora che in Italia l’unico modo per vincere sia ancora il vecchio catenaccio. Che ne pensi di tutto ciò?
“Dicevo prima che facciamo lo stesso modulo. La nostra filosofia è quella di proporre gioco perché la gente deve divertirsi. Non è vero che il 4-2-3-1 è un modulo che non cura la difesa. Nel mio caso ad esempio lavorando nel tempo sono riuscito ad ottenere sempre attacchi forti con miglior difese. Fare calcio propositivo deve essere l’idea per il nostro movimento. Come tutte le cose bisogna cercare di trovare equilibrio e saper sfruttare in pieno le caratteristiche dei ragazzi che hai a disposizione”
Ascoli è stata la squadra dell’attuale team manager del Napoli, Giovanni Paolo De Matteis. Pensi che potrebbe nascere una collaborazione giovanile fra i due club?
“Una collaborazione Ascoli-Napoli si può fare tranquillamente. La verità è che noi eravamo interessati ad alcuni giovani del Napoli questa estate, ma non li abbiamo presi perché le giovanili azzurre facevano un 4-3-3 mentre io cercavo giocatori per il 4-2-3-1. Poi in Lega Pro un giovane proveniente da un settore giovanile deve ambientarsi ed ha bisogno di tempo. Con il Napoli abbiamo contatti quasi quotidiani grazie a Paolo De Matteis. Il settore giovanile del Napoli sta crescendo e sta facendo grandi risultati fornendo anche elementi duttili e di indubbia tecnica”
Come mai Marek Hamsik sta trovando non poche difficoltà nel 4-2-3-1 di Benitez? “Hamsik sta trovando difficoltà perché gli si sono ridotti gli spazi dove era abituato a giocare rispetto al 3-5-2 di Mazzarri. Questo modulo è particolare perché lo slovacco deve essere colui che deve dare qualità dalla trequarti in su. E’ probabile che i tagli dall’esterno di Callejon e Mertens gli abbiano tolto l’inserimento centrale che è sempre stato il suo punto di forza. Il valore e la qualità di Marekiaro non possono e non devono essere messe in discussione, bisogna solo avere un po’ di pazienza”
Ma è vero che ti chiamano il Mourinho della Lega Pro? “Ride (ndr) è un soprannome che mi date voi giornalisti! Non imito nessuno perché ognuno di noi è diverso dall’altro. Fra i miei modi di fare c’è soprattutto la schiettezza e la lealtà. A volte pago il fatto di dire le cose in faccia. Non amo l’ipocrisia”
Ha qualche modello di riferimento da quando ha iniziato la carriera da allenatore? “Non ho un modello particolare a cui ho fatto o faccio riferimento tutt’ora. Ho cercato di apprendere dai miei mister e di aggiungerci qualcosa di mio. Per primeggiare nel calcio oggi, conta molto l’aggiornamento. Guardo partite ogni giorno perché possono darmi spunti nuovi sempre. Il Napoli è una delle squadre che mi piace studiare perché lo scacchiere tattico di Benitez lo trovo molto interessante e ricco di spunti”
Quale è il tuo sogno nel cassetto? “La mia ambizione più grande è quella di allenare un giorno in serie A e non nascondo che sogno di fare l’allenatore del Napoli. Per me sarebbe una gioia impagabile”
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