"Mi piace sempre vincere, se reagisco in certe maniere dipende solo da questo": Gonzalo ed un desafío chiamato coso
L'uomo più chiacchierato del momento. Ma lo era già da prima, prima ancora che iniziasse a segnare a raffica partita dopo partita. Anzi, siamo arrivati al paradosso che la notizia vera e propria sia nel fatto che non stia continuando a segnare. Eppure non sono bastati 24 gol nel giro di metà stagione per evitargli un po' di critiche. Anche se, ovviamente, l'ultimo periodo non gli sta dicendo bene.
Gonzalo Higuain è fatto così, a Napoli fa parlare di sè per qualsiasi cosa. A livello di talento, uno come lui non lo si vedeva da vent'anni: più tecnico di Cavani, decisamente, e con una cattiveria agonistica che, quest'anno, si avvicina molto a quella che ha contraddistinto l'avventura napoletana del Matador: "Ci sono molti altri aspetti sotto i quali posso fare di più: sono giovane, il tempo di imparare molte altre cose non mi manca" racconta il Pipita alla rivista Undici, che lo ha intervistato a Castel Volturno.
Il problema del Napoli, almeno quello di queste ultime partite, non è nell'effettiva assenza di Higuain nel tabellino dei marcatori: può essere ricercato nella povera varietà di marcatori in Serie A (otto diversi, un difensore e due centrocampisti: la Juventus in confronto è a quota 12)? Parlano le cifre, dato che il Pipita ha messo a segno il 46,1% dei gol totali in A. Ma non bisogna prenderle e fissarle come modello, perchè è un discorso che si sarebbe potuto fare anche quando le cose filavano per il verso giusto. Poi è ovvio, con il periodo grigio e di digiuno ancora in atto è logico che i numeri possano avere il loro ruolo nei discorsi.
Bastone e carota, tra Sarri e De Laurentiis, nel giro di poche ore. Forse più carota che bastone, in quest'ordine: dapprima l'allenatore in conferenza stampa che dà la sua spiegazione al momento di digiuno ("I suoi parametri fisici sono molto buoni, forse è mentalmente un po' bloccato ma appena la butterò dentro si riprenderà. Non mi preoccupa"), poi il presidente in occasione dell'assemblea di Lega: "Cosa si può pretendere da lui? Ci può stare e se uno ha un chilo e mezzo in più è come camminare con un mattone. Deve ritrovare la splendente forma fisica di un mese fa, poi i risultati torneranno". Insomma il Pipita, a sentire il numero uno azzurro, sembra essere davvero ingrassato.
Ingrassato chissà, certamente è un Higuain ancora affamato di gol: "Io ci provo a giocare tutte la partite nella stessa maniera, non sempre va per il meglio, ma di certo scendo sempre in campo per dare il cento per cento e aiutare la squadra a vincere - racconta a Undici -, ho un carattere forte, perchè mi piace sempre vincere e comunque se reagisco in certe maniere dipende solo da questo, che mi piace vincere". Ogni tanto lo vediamo lamentarsi se un compagno gli serve un pallone nel modo sbagliato, è capitato anche ieri sera quando David López oppure Insigne gliel'han messa un po' più avanti o indietro del necessario.
Eppure, in tutto questo, cosa gli si può imputare? Rispetto ai due anni precedenti, questo è un Higuain totalmente diverso. Questione di tranquillità e maggiore serenità, a detta dello stesso Pipita, trasmessagli da Sarri a Dimaro a seguito di un incontro tra i due, dopo l'arrivo nel tardo pomeriggio ed un paio di scatti pubblicati su Twitter. E' un Gonzalo ancora più feroce sottoporta, è un Gonzalo che prova a giocare per la squadra e a smistare palloni da un lato e dall'altro (d'altronde in Argentina ad inizio carriera ha fatto l'enganche, il trequartista): troppo semplice gettargli la croce addosso in questi momenti di appannamento, troppo semplice tornare di nuovo ai suoi piedi non appena riuscirà a trovare di nuovo la via della rete.
L'eliminazione dall'Europa League, giocata per la terza volta in carriera dal Pipita con la maglia azzurra, brucia parecchio: il Villarreal ieri sera ha visto scoccare verso la propria porta ben 22 conclusioni azzurre, soltanto altre due volte aveva subito così tanto in stagione. E' normale che ci sia delusione come è normale che Sarri e la squadra riflettano su cosa può esser fatto per mettersi alle spalle l'ultimo poker di partite. Ma Gonzalo, in fin dei conti, ha una missione: "Giocare in un calcio difficilissimo come quello italiano era un 'desafío' [...] Spero di 'disfrutar' tutto il tempo che resterò qua". Una sfida tutta da gustare, i termini spagnoli utilizzati dal Pipita a Undici. Un desafío per il quale combattere fino alla fine, un desafío che Maurizio Sarri, ieri sera, ha definito 'coso'. Ma, in fondo, ci siamo capiti no?
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