Una nave che imbarca acqua da ogni lato non si salva in due giorni cambiando il capitano

14.12.2019
22:10
Gaetano Pantaleo

Napoli-Parma, prima di Gattuso sulla panchina azzurra e prima sconfitta: l'analisi dell'anticipo delle 18.00 della 16a giornata di Serie A

Prima partita per Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli e primo inspiegabile tonfo. Inizio shock per gli azzurri che dopo soli quattro minuti sono già sotto: clamoroso buco di Koulibaly che spalanca le porte a Kulusevski. Bravo lo svedese a freddare Meret, che poi è chiamato a compiere un prodigio su Gervinho, con l'aiuto del palo, per evitare il raddoppio dei crociati. Dopo dieci minuti da incubo, però, arriva la reazione degli uomini di Gattuso che collezionano occasioni da gol su occasioni da gol. Non possono bastare due giorni però a risolvere determinate problematiche: questa squadra non ha equilibrio ed in avanti spreca una quantità di chance da brividi. Dopo un inizio di secondo tempo sulla stessa falsa riga della chiusura della prima frazione di gioco, vale a dire con il Napoli in costante proiezione offensiva, arriva il tanto agognato e meritato pari: grande incornata di Arek Milik su assist di Mertens, subentrato ad Allan, e Sepe battuto.

Ironia della sorte, però, il pareggio, dopo mesi passati ad invocare il 4-3-3, arriva con un 4-4-2 a trazione anteriore, con Zielinski e Fabian teoricamente unici centrocampisti. E' pura teoria, però, perché il polacco e lo spagnolo in mezzo al campo lasciano delle praterie nelle quali Gervinho e Kulusevski banchettano per tutta la gara e non offrono mai copertura. Ed infatti sono proprio loro due, l'ivoriano e lo svedese, a confezionare al 93' la clamorosa beffa con un contropiede letale che rigetta l'ambiente napoletano tutto in una depressione spaventosa.

Napoli Parma Gattuso

Gestione nuova, problemi vecchi. Chiedere miracoli a Gattuso in soli due giorni a mezzo sarebbe stato una follia ed impossibile, mentre era più ragionevole e lecito aspettarsi l'inserimento di Elmas al posto di un attaccante dopo l'1-1 ed alcuni contropiedi sciupati dagli uomini di D'Aversa che rappresentavano dei preoccupanti campanelli d'allarme. Il Napoli, nel complesso, ha alzato il suo baricentro, ha pressato più alto del solito e gli interni di centrocampo sono tornati ad inserirsi regolarmente (soprattutto Zielinski). Al di là di queste note positive da cui ripartire, restano i crucci: manca un calciatore in grado di fare da vertice basso e di dettare i tempi della manovra, Fabian Ruiz non è né carne né pesce in questo periodo, l’attacco sbaglia troppo e le distanze tra i reparti sono voragini.

E’ nella psiche dei calciatori che albergano i principali problemi di questa squadra, che si è trovata a gestire, dopo Salisburgo, una situazione da lei creata ma troppo più grande di lei, per di più con la questione rinnovi sempre aperta. E non si può pensare di salvare una nave che imbarca acqua da tutte le parti solo cambiando il capitano. Men che meno in due giorni. Serve pazienza per trovare un rimedio ed una cura ad ognuna delle malattie che affliggono questo spogliatoio.

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