Ammutinamento Napoli, il Mattino: "La società ha messo tutto agli atti, fu De Matteis a comunicare il ritiro alla squadra"

09.12.2019
11:10
Redazione

Ammutinamento Napoli, il provvedimento della società

Ultime Calcio NapoliTutto è nato dalla gara contro il Salisburgo allo stadio San Paolo. 'Ammutinamento' o 'insubordinazione', il senso è lo stesso: i calciatori della SSC Napoli non si presentarono in ritiro, disattendendo agli ordini societari. Da lì le multe, i ricorsi ed i faccia a faccia con il presidente e l'allenatore. La SSC Napoli ha ricostruito la vicenda. E l'ha fatto in maniera più che formale, mettendo tutto agli atti, con imputazioni dettagliate. Ecco quanto evidenziato dalla redazione di CalcioNapoli24.it:

"In primis i motivi della decisione di andare in ritiro «in ragione di un imminente ciclo impegnativo, nel quale il Napoli avrebbe dovuto affrontare impegni decisivi per le sorti della stagione». Passaggio chiave: nulla di punitivo, secondo il club. «Affinché il gruppo preparasse con la massima concentrazione gli impegni del 5 novembre e quello del 9 novembre prima del rompete le righe determinato dalle convocazioni dei calciatori per le varie nazionali». Nell’atto notificato dal Napoli ai 24 calciatori si ricostruisce anche la tempistica della comunicazione del ritiro: è il direttore sportivo Giuntoli che invia una mail agli altri dirigenti «la mattina di domenica 3 novembre» al fine di «occuparsi dell’organizzazione del ritiro». Ed è il team manager De Matteis a riferirlo ai calciatori. Alla ricostruzione del Napoli ci saranno le risposte dei calciatori e dei loro avvocati, che affilano le armi: anche perché le multe variano a seconda dei protagonisti della vicenda e quindi il quadro difensivo sarà personalizzato. Il Napoli ha nominato Bruno Piacci arbitro mentre i legali dei calciatori si sono rivolti a Francesco Macrì. «Il comportamento è un’azione clamorosa di ammutinamento, massimamente lesiva dell’immagine della società». Da qui la richiesta di danni «atteso che le decisioni adottate non obbligavano gli atleti a privazioni eccessive né erano in alcun modo lesive della loro dignità personale»: Tra i testimoni non solo Ancelotti e Giuntoli ma anche De Matteis e Pompilio".

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