Cds - Napoli e Benitez, il rilancio in cinque mosse. Primo obiettivo: ricucire il rapporto squadra-tifosi!

16.09.2014
09:30
Redazione

Secondo l'edizione odierna del Corriere dello Sport, il Napoli che va alla riconquista di se stesso e di quella città emotivamente travolta da una crisetta di nervi è un’espressione concreta che ha scelto il profilo basso e un patto tra galantuomini: perché alla seconda di campionato, pur nelle incontestabili difficoltà emerse, non si possono annidare i rischi di demolire una stagione e pregiudicare un progetto (con la sua storia), semmai si scorgono le cause d’un malessere che ha prodotto effetti fuorvianti ma controllabili attraverso cinque mosse. 

SINDROME CHAMPIONS . La «vedovanza» della Champions, dopo l’eliminazione nella doppia sfida con l’Athletic Bilbao, è uno stato d’animo collettivo, una sorta di «catastrofe» ambientale che s’è abbattuta non solo nella coscienza d’una squadra convinta di averne legittimamente il diritto tecnico-tattico di viverla, ma soprattutto in quella Napoli disillusa e alla quale è stato strappato il sogno. 

MALESSERE MASCHERANO. Il mercato s’è chiuso eppure resta un tormento e anche un tarlo, dà l’impressione di rappresentare una dimensione eccessivamente limitativa delle ambizioni di sei milioni di tifosi sparsi nel mondo: ma la scelta (e la strategia politico.economica che l’ha ispirata), ha mirato a tutelare il bilancio, a prevenire piuttosto che dover poi fronteggiare una cura futura e tra le pieghe di quel trimestre confuso, attraversato deambulando intorno al vuoto, ha avuto un ruolo la solidità d’una squadra edificata dodici mesi fa attraverso un centinaio di milioni di euro, gran parte di quali arrivati dalla cessione del Matador Cavani al Psg. 

FACCIAMO PACE. La ribellione rumorosa del San Paolo di domenica, segnata anche dalla presenza di striscioni polemici, ha raggiunto cime mai così tempestose e la sconfitta con il Chievo ha amplificato la delusione e divenuto un detonatore. 

CALCIO VERTICALE. Gli esempi non mancano ed è da lì che il Napoli vuole riemergere: dalla sua capacità di far calcio offensivo, semmai anche condendolo con errori che appartengono alle umane deficienze; riconoscere l’allegria della giocata verticale, il possesso e la profondità; saper correre innanzitutto in avanti e, quando occorre, pure all’indietro. 

AVANTI HOMBRE. Il terzo posto, la coppa Italia, la Champions a livelli d’estasi appartengono al patrimonio tecnico d’un gruppo che ha cambiato quasi niente: ha uno Zuniga in più, adesso, un Koulibaly per Fernandez, certo non lo stesso Albiol ed un Rafael che con il talento punta a sopperire alla mancanza di personalità ch’era in Reina, poi è tutto immutato, almeno nei fab fuour, chiunque loro fossero. E’ dunque il prodotto naturale di risorse interne che non sono state né ritoccate, né stravolte: semmai non irrobustite lad dove esistevano le palpabili esigenze. 

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