
Cori anti-Napoli dei romanisti e razzi, accade di tutto. Poi arriva Maradona e...
IL FATTO – Dentro lo stadio, ma anche fuori. C'è stato di tutto. I cori dei romanisti verso i napoletani, prima del via, dalla invocazione al Dio Vesuvio "lavali col fuoco" al coro pop del momento, "noi non siamo napoletani" a "senti come puzza Napoli". Possibile chiusura della curva? Dipenderà dalla "percezione reale del fenomeno", così dicono, un po' come la famosa banana "percepita" di Altan. Dipende da dove finisce. I tifosi del Napoli hanno risposto lanciando razzi sugli spettatori della nord, che, di rimando, hanno reagito con le stesse armi e nuovi velenosi cori. Non c'è più ironia, cultura popolare, ma facile insulto e vecchia violenza. River-Boca. Corinthians-Palmeiras. Forse. Ma, in fondo, perchè chiedere alle curve di essere migliori di questo Paese? Dei dirigenti di questo calcio? I presidenti di serie A sono stati in silenzio riguardo ai cori razzisti. Qualcuno ha chiesto le attenuanti, per salvaguardare l'incasso. Arriva un educato e ricco signore asiatico per investire in Italia e noi sappiamo dire di carino solo "Giakartone". In tribuna, anche ieri, la solita pletora di politici, arrivati in autoblu e malsopportati dal popolo, che li ha messi in un angolo nel momento in cui, al decimo, è comparso in tribuna Sua Divinità Diego Armando Maradona con al fianco la fidanzata ufficiale numero tre, Rocìo Oliva. Dal settore azzurro sono partiti cori estatici, seguiti dagli applausi, anche romanisti, della tribuna. Maradona è amato dalla gente perchè ha fatto sognare, ma anche lui – guai col fisco a parte – per la prima volta dentro uno stadio italiano dopo la grande fuga degli anni Novanta, non deve essersi sentito granchè a suo agio. E comunque non ha visto il primo gol di Pjanic: era andato al buffet della tribuna.