Coronavirus, il 29 febbraio scattò l'allarme del Cts: «Chiudete». Il Mattino: ma nessuno intervenne

11.06.2020
08:00
Redazione

News coronavirus, il 29 febbraio scattò l'allarme del Cts ma nessuno decise di intervenire

Ultime Coronavirus - Perché per Codogno e Vo' l'istituzione della zona rossa fu una pratica veloce e per i comuni di Nembro e Alzano si è esitato così tanto? Nei primi due casi il blocco scattò il 23 febbraio, per i centri della Bergamasca, invece, né il Governo né la Regione Lombardia sono riusciti a prendere una decisione ad hoc. Anzi, alla fine sono finiti nel Dpcm dell'8 marzo che annunciò l'istituzione di una zona arancione che comprendeva tutta la Lombardia più 14 province, sparse tra il Veneto e l'Emilia Romagna.

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Secondo quanto riferisce Il Mattino:

"L'inchiesta della procura di Bergamo si focalizza principalmente sul vuoto di legislazione e assenza di provvedimenti che c'è stato sulla chiusura totale dei due Comuni che da settimane lanciavano allarmi, con bollettini medici disastrosi, sia dal punto di vista dei contagi che sul fronte delle vittime. Il 29 febbraio il Comitato tecnico scientifico fa mettere a verbale quanto segue: «Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un'unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l'R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio». Attenzione, nel merito - come riporta un documento - «il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già prese nei Comuni della zona rossa al fine di limitare la diffusione dell'infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi». La Regione Lombardia, però, aspetta e non chiede - così risulta dagli atti - provvedimenti particolarmente restrittivi sul modello di Vo', Codogno e dei Comuni della Lodigiana. Il 2 marzo l'Istituto superiore di sanità lancia un altro allarme. La strada indicata è quella del comitato tecnico scientifico, ma non accade nulla. In poche parole, gli scienziati hanno già detto al governo che occorre intervenire con le maniere forti: chiudere tutto, vietare la circolazione in entrata e in uscita nei due Comuni, bloccare i trasporti locali. Il 5 marzo il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusasferro lo ripete. Conte chiede ulteriori approfondimenti e continua però a non intervenire nel merito di questi due centri".

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