De Sanctis: "Ho avuto problemi con De Laurentiis, a San Siro mi 'offese' così nello spogliatoio! Ho un rimpianto"

16.02.2018
11:00
Redazione

Morgan De Sanctis, team manager della Roma ed ex portiere del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Centro. L'ex portiere svela un retroscena avvenuto allo stadio San Siro con Aurelio De Laurentiis

Morgan De Sanctis, team manager della Roma ed ex portiere del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Centro:. L'ex portiere della Nazionale italiana ha svelato un retroscena avvenuto allo stadio San Siro dove venne attaccato verbalmente dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.

De Sanctis, come ci si sente a stare in panchina e non poter entrare in campo?

«Io sono stato un privilegiato, ho avuto la capacità e la fortuna di giocare fino a 40 ad alti livelli. Ho chiuso la carriera con il Monaco campione di Francia e semifinalista di Champions League. Avevo un altro anno di contratto a Montecarlo, ma la possibilità offertami dalla Roma associata al fatto che non potevo pretendere di giocare per sempre mi ha portato a fare questa scelta. Tutti mi dicevano: “Finché puoi gioca”. E io aggiungo: “Finché ne vale la pena”. Bisogna rendersi conto di quanto tu puoi dare e di quanto puoi ricevere dal calcio. Però, mentalmente, il passaggio dal campo alla scrivania è duro. Io non ho avuto il tempo di pensarci».

C’è un posto dove ha lasciato il cuore?

«Non uno in particolare, tutti i posti mi hanno dato qualcosa. Ovviamente, le esperienze più significative sono le tre più lunghe, quelle di Udine, Napoli e Roma».

Il rimpianto?

«In posti come Napoli e Roma il rimpianto è quello di non aver vinto lo scudetto. A Napoli due volte secondi, due volte secondi anche in giallorosso. Prima il Milan e poi la Juve degli ultimi anni mi hanno negato questa gioia. In questi posti avrebbe garantito l’eternità sportiva e sarebbe stata la ciliegina sulla torta».

La parata più bella?

«Me ne viene in mente una in particolare. Era la finale di coppa Italia 2012, Napoli-Juve 2-0. Eravamo avanti 1-0 e ho deviato un colpo di tacco di Quagliarella alzando un piede, nonostante fossi con il corpo proteso dall’altra parte. Poco dopo facemmo 2-0».

Gli allenatori, il meglio e peggio?

«Oggi dico grazie a tutti e in particolare al primo, Giorgio Rumignani, che mi ha fatto esordire; a Marcello Lippi che mi ha portato in Nazionale; e a Mazzarri e a Spalletti, tra i più preparati in assoluto. E poi il compianto Gino Di Censo, come dimenticare chi mi ha cresciuto?».

Il rapporto con i presidenti?

«Buono. Ho avuto problemi con Pozzo e De Laurentiis solo nel momento in cui ho comunicato loro che sarei andato via. Volevano tenermi, ma io desideravo cambiare aria».

C’è poi l’aneddoto di quell’Inter-Napoli con annessa irruzione del presidente De Laurentiis nello spogliatoio nell’intervallo?

«Ero appena arrivato a Napoli, nel 2009, e il presidente con il suo modo vulcanico manifestò malcontento rispetto alle prove mie e della squadra».

Di preciso che cosa accadde?

«Entrò nello spogliatoio di San Siro, stavamo perdendo. E cominciò a prendere di mira alcuni giocatori. “Pierpaolo, che portiere mi hai preso?”, chiese al dg Marino. Mai potevo immaginare che ce l’avesse con me. Non mi sentivo sotto accusa. Ero troppo sicuro delle mie qualità e della mia forza. Fu un episodio, dopodiché per quattro anni solo complimenti. E quando gli ho detto che andavo via, ha cercato di trattenermi. A Napoli ho lasciato un ottimo ricordo».

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