«Genny la carogna» condannato a 10 anni per traffico di droga: spuntano intercettazioni da Amsterdam

29.11.2016
10:50
Redazione

Dieci anni di carcere per Gennaro De Tommaso. Il processo al capo ultraÌ noto come 'Genny a Carogna' si chiude con una sentenza che conferma la ricostruzione della Procura e condanna l’imputato per un traffico di marijuana dall’Olanda a una pena meno severa dei diciotto anni proposti dal pm in udienza. L'edizione odierna de Il Mattino riporta i particolari: Dieci anni di carcere, dunque, per l’uomo in t-shirt nera che il 3 maggio 2014 saliÌ alla ribalta delle cronache quando, come capo della tifoseria dei Mastiffs, guidoÌ la trattativa dagli spalti dell’Olimpico in seguito agli scontri durante i quali fu ferito a morte Ciro Esposito, a margine della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. Davanti al giudice Livia De Gennaro, il magistrato che ha firmato la sentenza, Gennaro De Tommaso, imputato per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. L’accusa lo indicava come uno degli organizzatori di quelle redditizie operazioni illecite; il giudice lo ha condannato per la sola partecipazione al business gestito dagli zii, Gaetano e Giuseppe De Tommaso, «grossisti» della droga secondo le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, quelli della della cosiddetta «sporca dozzina», gruppo che avrebbe gestito le grosse partite di marijuana e hashish importate dalla Spagna e dall’Olanda. Per Giuseppe e Gaetano De Tommaso il giudice ha stabilito la condanna a quindici anni di reclusione, mentre per Rosario De Tommaso, il cugino di Genny, e per Giovanni Orabona, indicato come un altro componente del gruppo di narcos, la condanna eÌ stata a dieci anni di reclusione a fronte dei sedici chiesti dalla Procura. Per l’accusa, le maggiori importazioni erano quelle gestite dai De Tommaso grazie ai loro contatti diretti con fornitori olandesi e alla mediazione di una donna che nelle intercettazioni compare con il nome Kim. Era con lei che Genny ‘a carogna eÌ stato intercettato durante i viaggi ad Amsterdam per trattare le partite di droga. Spesso decifrare i contenuti dei colloqui tra gli indagati non era impresa facile, percheÌ i narcos utilizzavano un linguaggio in codice e tra di loro non si chiamavano mai con il nome di battesimo. Al telefono avevano l’abitudine di utilizzare soprannomi per riferirsi alle persone e usare termini convenzionali per indicare la droga da acquistare o rivendere. E cosiÌ, i De Tommaso, tra di loro, si chiamavano «‘o splendido» e lo stupefacente era indicato con parole come documenti, magliette, panni sporchi, caramelle.

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