Giuliano: "Io armato a 14 anni, zio Carmine latitante e Maradona: non venne a Forcella per la cocaina"

28.11.2020
10:00
Redazione

Intervista a Luigi Giuliano

Ultime calcio Napoli - L'edizione odierna del Mattino pubblica una intervista a Luigi Giuliano, appartenente al clan di forcella, col quale Maradona ebbe rapporti. Dal quotidiano si legge:

«Non dimenticherò mai la notte in cui conobbi Maradona. Arrivò nella casa di mio zio, Luigi Giuliano, quando lui era in carcere e il palazzetto di vico Pace a Forcella era abitato da un altro dei miei zii, Carmine, che vi passava la latitanza. Al piano terra c'era una grande sala con un biliardo. Diego entrò, prese una boccia e se la mise sul piede. La palla rotava su se stessa e non cadeva. Restammo muti, poi Carmine lo abbracciò e gli disse: Sei un mostro. Ma Maradona, invece, era Dio»: 

«Carmine Giuliano era un patito del Napoli e chiese a un capotifoso di fargli incontrare Maradona», racconta Luigi che all'epoca aveva quattordici anni. «Era passata mezzanotte e noi ragazzi armati presidiavamo il quartiere per controllare che non ci fosse la polizia in giro. Ma Maradona è Maradona e io non volevo perderlo, perciò ogni tanto lasciavo il posto di guardia ed entravo nel palazzetto dove si svolgeva la festa. Lui, il nostro mito, era lì e rideva, scherzava con tutti. Mio zio gli stava accanto, lo abbracciava continuamente».

 E la cocaina? «Credo che mio fratello ne avesse portata una busta, era un po' come lo champagne, ravvivava la festa. Ma Maradona non era venuto a Forcella per quello. No. Lui era venuto per noi, era venuto perché noi glielo avevamo chiesto. Io credo che non si fosse assolutamente domandato se fosse giusto o meno andare da un camorrista, da un latitante. Lui era così, era uno che non si negava a nessuno».

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