Giuntoli sfida il suo Carpi: tutti i segreti che l'hanno fatto diventare il nuovo diesse del Napoli
Se Cristiano Giuntoli ha stravinto un campionato di B con un budget di tre milioni di euro, significa che sa il fatto suo. Di campionati ne ha vinti otto, ed ha perso una finale play off. Dice spesso che viene dall’inferno, intendendo dal calcio vero. Campi di categorie inferiori, polvere, umiltà. Forza del sudore e della disperazione. Poi, il paradiso all’improvviso.
Il direttore sportivo del Napoli scelto da De Laurentiis come successore di Riccardo Bigon, è un uomo ambizioso, deciso. Ha portato il Carpi, prossimo avversario degli azzurri domenica, dalla serie D alla serie A. Sei anni da selezionatore attento. Conoscitore e soprattutto risparmiatore. Uno che sa comprare, sa vendere e soprattutto sa anche quando non vendere. Aria ruspante, petto in fuori e viso coperto spesso da occhiali, modi spicci. A Giuntoli non interessa piacere a tutti i costi. Non fa dell’immagine il suo biglietto da visita. Meglio essere antipatici che perdenti. La parola sconfitta non fa parte del suo vocabolario e quando non si vince, lui parla di una «non-vittoria». Il presidente del Napoli gli ha affidato il mercato e lui, abituato alla piena autonomia, ha proceduto comunque col passo spedito e deciso di chi sa cosa fare. Non è stata una passeggiata: situazioni inedite come quelle del «prendo-non prendo» Astori, il caso Soriano, acquisto saltato all’ultimo secondo e la delicata questione dei diritti di immagine non l’hanno colto impreparato. Lui ha mediato, ha consigliato. Sapendo che rispetto a De Laurentiis bisogna saper stare un passo indietro. In pochi mesi ha conquistato stima e fiducia. Uomo di campo, è diventato direttore aziendalista senza tralasciare il rapporto quotidiano con l’allenatore e lo staff tecnico. Ascolta, valuta. Si muove, soprattutto. L’unica strada che conosce è il lavoro, il sacrificio e l’umiltà. L’apparenza a volte può ingannare: Giuntoli è il perfezionista senza scrupoli. Alza la voce, se è il caso. Arriva fino allo scontro se ritiene di aver ragione. Domenica il suo Carpi arriva al San Paolo, l’emozione non è un sentimento che prenderà il sopravvento. Lui resetta e ricomincia. Sei anni fantastici a Carpi restano. Restano nel palmares di un manager che quando ha fatto il salto di qualità, ha tagliato di netto con il passato. Dal Carpi al Napoli il passo non è stato breve, ma Giuntoli non si è mai accontentato. E neanche oggi lo fa. Dietro l’impalcatura di manager rude e cinico, c’è un uomo che ogni giorno scommette con se stesso per sentirsi adeguato.