Il Roma - Col Napoli non vince da maggio 2014: Reina chiuderà la carriera qui, ma ora vuole esultare
L’ultima vittoria azzurra di Pepe Reina ha il volto felice di Lorenzo Insigne, l’entusiasmo di Duvan Zapata, il sollievo di una squadra reduce dal trionfo in Coppa Italia e ormai ad un passo dal terzo posto, ultima porta d’accesso - nemmeno principale - per raggiungere la Champions League. Era l’11 maggio 2014. Lo stadio era il Luigi Ferraris, l’avversario di turno la Sampdoria di Sinisa Mihajlovic e del futuro partenopeo Manolo Gabbiadini. Di azzurro, in campo, neppure l’ombra: il Napoli indossava l’improponibile maglia camouflage per salutare l’ultima trasferta vittoriosa (2-5) della prima stagione di Rafa Benitez. Quella calda domenica primaverile, che quasi preannunciava l’arrivo dell’estate, è il cordone ombelicale che ancora lega i sorrisi di Reina con i successi del Napoli.
IL RITORNO. Reina è ripiombato a Napoli da eroe semplice. Ha riabbracciato una piazza che ha fatto sua semplicemente vivendola, respirandola, assaporandone ogni angolo che la caratterizza. La panchina al Bayern Monaco lo ha convinto definitivamente: tornare era la scelta giusta. Ad attenderlo, a braccia aperte, un club che ha umilmente riconosciuto i propri errori promuovere Rafael a primo portiere - ed ha eluso ogni apparente ostacolo pur di riacquistarlo, stavolta a titolo definitivo. Reina si è legato al Napoli con un contratto triennale: in teoria, lo spagnolo – 33 anni compiuti ad agosto – ha scelto di concludere la propria carriera all’ombra del Vesuvio. Scelta di vita coraggiosa, singolare, unica: uno spagnolo adottato da Napoli, un matrimonio di culture che non hanno impiegato troppo per incastrarsi a meraviglia.
IL PRECEDENTE. Reina conta i giorni che lo separano dalla prima vittoria nel nuovo corso azzurro. Appuntamento a domenica ad Empoli? Difficile dirlo, intanto è fin troppo elementare chiosare che lo scorso anno, con lo spagnolo in porta, il Napoli avrebbe quantomeno limitato il passivo di 4-2 subito al Castellani. Non tanto per le qualità, evidenti, quanto per il carisma e il carattere che Reina riesce ad infondere all’intera squadra, completamente tramortita lo scorso aprile sotto i colpi di Valdifiori e Saponara. Il Napoli regalò un tempo ai toscani, e nella ripresa riuscì solo in parte a rimediare ai propri errori. Quasi la trama capovolta di questo inizio di stagione. Il primo Napoli di Maurizio Sarri è partito forte salvo poi smarrirsi nel corso del match. E’ successo al debutto, contro il Sassuolo, ed anche contro la Sampdoria. Un problema mentale e fisico dovuto principalmente ai pesanti carichi di lavoro in quel di Dimaro, durante il ritiro estivo.
LEADER. Da lontano, osservandolo ad occhio nudo, Reina è un portiere che non ama troppo aspettare. Si muove tanto, anche a palla lontana, quasi a voler partecipare attivamente all’azione. Richiama i compagni, dialoga coi difensori, tocca un’infinità di palloni giocandoli con una qualità fuori dal comune per il ruolo che ricopre. E’ talmente coinvolto nel gioco che quando il Napoli segna esulta come e più del marcatore. Saltella in orizzontale e in verticale, a destra e a sinistra dell’area di rigore. Riceve l’applauso dei tifosi e ricambia alzando al cielo il pugno, urlando forte la propria gioia. Vive quel momento come se fosse l’ultimo. Ora lo spagnolo è pronto ad esultare di nuovo: stavolta vuole farlo anche oltre il novantesimo.