L'immunologo Gorini si commuove: "Ho vissuto mesi in laboratorio per il vaccino, ma ora funziona!"

24.11.2020
10:50
Redazione

L'immunologo Gorini racconta gli ultimi mesi passati in laboratorio per il vaccino anti Covid

Giacomo Gorini è immunologo. Trentuno anni di Rimini, allievo del virologo Roberto Burioni, dopo aver studiato a Bologna, al San Raffaele di Milano e a Cambridge. Nostro “cervello all’estero” e l’unico italiano insieme a Federica Cappuccini di Roma che da due anni lavora nel team dei 110 scienziati dello Jenner Institute dell’università di Oxford, dall’inglese Edward Jenner, il padre dell’immunizzazione e del vaccino anti-vaiolo. Gorini ha rilasciato una intervsita ai microfoni di Repubblica

«Insieme ai miei colleghi abbiamo lavorato in laboratorio giorno e notte, anche per un mese di fila», racconta la sua voce spezzata da Oxford. «Ho vissuto quasi per un anno in solitudine e chiesto sacrifici a famiglia ed amici. Ma ce l’abbiamo fatta: abbiamo un vaccino».

Gorini, da marzo scorso la ricerca del vaccino anti Coronavirus è stato il suo unico compagno di vita?
«Sì. Ma non lo dico per lamentarmi. Lo dico perché provo profonda ammirazione per ciò che ho visto in questi mesi a Oxford: dagli scienziati senior agli studenti di 23-24 anni, tutti hanno immesso nel progetto dedizione e attenzione spaventose. Non è facile: il nostro lavoro non è creativo, ma ripetitivo. Devi essere estremamente affidabile. E per me non è esistito altro».

È la soddisfazione più grande della sua vita?
«Sì. Il vaccino di Oxford potrà avere un ruolo importante nel contenere la pandemia. Ed è meraviglioso sapere di aver contribuito al bene comune e alla salute pubblica».

Anche se in media sinora pare efficace al 70%?
«Ma avrà punte del 90% con una doppia somministrazione di mezza dose e una intera. Inoltre, genera una significativa risposta immunitaria, anche negli anziani».

Lei su cosa ha lavorato di preciso?
«Ho prodotto con altri colleghi la proteina “spike” (come quella del Sars-CoV-2 che penetra le nostre cellule, ndr) che abbiamo utilizzato per sviluppare la risposta immunitaria».

Ogni tanto si è svagato in questi mesi molto duri?
«È stata dura. Ma un po’ ho letto, come “Alla ricerca di un significato della vita” di Viktor Frankl. Protagonista uno psichiatra in un campo di concentramento: dalla sua saggezza possiamo beneficiarne tutti. Ma non facciamo paragoni tra Covid e guerre. Sono cose diverse».

Ha seguito le polemiche in Italia dopo le affermazioni di Crisanti estremamente “caute” sui vaccini anti Covid?
«Noi siamo tranquilli di aver un prodotto sicuro, non abbiamo riscontrato effetti collaterali gravi. La nostra università si preparava da anni a una malattia “x” di questo genere e a Oxford avevamo già una buona base di studi su Sars e Mers.
Infine, lo sforzo collettivo globale ha notevolmente accelerato i tempi. E comunque tranquilli: l’ultima parola ce l’avranno organismi indipendenti come l’Aifa in Italia o la Fda in America, non noi».
 

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