L'editoriale di Sconcerti: "La Juve ha due squadre, il Napoli una: è come l'industria contro l'artigiano, deciderà un dettaglio"

19.02.2018
10:40
Redazione

Mario Sconcerti commenta la corsa scudetto tra Napoli e Juventus sulle pagine del Corriere della Sera

Vi proponiamo di seguito l'editoriale del collega Mario Sconcerti per l'edizione odierna del Corriere della Sera

Non è stata una giornata qualunque anche se non ha cambiato niente. Stavolta vale di più il successo della Juve. Siamo alle sfumature, si cerca di leggere anche quello che non c’è nel conto di due squadre che hanno vinto 21 gare su 25. I numeri sono impressionanti e forse sono reali soltanto in Italia. La Juve ha chiuso il girone di qualificazione Champions al secondo posto su quattro squadre, il Napoli è stato eliminato e ora rischia di uscire dalla «follia» dell’Europa League. Nel caso del Napoli non si può dire niente. È una squadra perfetta come un cubo, ma deve rimanere dentro il quadrato, non è altre cose. Ha perso due volte con il City, poi con lo Shakhtar, la Juve, l’Atalanta in Coppa Italia, il Lipsia. Sono un po’ troppe volte, anche se tutte fuori dal campionato ordinario. Come nei Paesi poco emergenti la nostra verità viene fuori quando si gioca in Europa. È vero che il calcio cambia sempre, ma se le due squadre che ci dominano dovessero uscire presto dal continente, cosa resterebbe seriamente di noi e dei nostri pensieri di forza? Se escono i primi, cosa sono i secondi e i terzi? In questo momento Juve e Napoli mi sembrano aggrappati alla loro aritmetica italiana. Non sono brillanti, ma sono. Il Napoli con la sua insistenza, il suo possesso campo, che è diverso, molto migliore, più decisivo del possesso palla, sempre smentito a metà dai risultati, quindi una mezza bugia per definizione. Perché il problema non è mai quanto tieni il pallone, ma se tenerlo è indispensabile per vincere. E su questo non sa dire parola nessuno. Non c’è statistica. La diversità della Juve di ieri sono i suoi infortuni improvvisi, Cuadrado, Mandzukic, Dybala, Higuain, Bernardeschi, Matuidi, senza che cambi niente. Non giocava bene prima, non lo fa adesso, continuando però a vincere. La vastità è una quantità politica, non misurabile ma estremamente conseguente. Ci sono nella Juve due squadre, nel Napoli una. È una corsa un po’ cieca tra la vernice e il colore, l’industria e l’artigiano. Deciderà un dettaglio, una mosca nei macchinari. Ma ieri la Juve è uscita da una trappola.

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