L’infettivologo Perrella: "La zona vesuviana è quella che preoccupa! Il virus muta di continuo"

16.02.2021
15:40
Redazione

L'infettivologo Perrella parla del continui casi in aumento e delle mutazioni del virus

NapoliAlessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e dell’Unità di crisi regionale, parla ai microfoni del Corriere del Mezzogiorno. Perché fa così paura la variante inglese?

«Perché è più diffusiva delle altre. Finora sono state sequenziate una ventina di mutazioni del virus che rischiano di eludere la risposta immunitaria. Bisogna prestare la massima attenzione».

In Campania non si ha traccia delle varianti brasiliana e sudafricana?

«Al momento, credo che non siano state intercettate».

Andiamo incontro alla terza ondata e ad una nuova interruzione della didattica in presenza a scuola?

«L’incremento dei contagi è lineare e lo verifichiamo di volta in volta. Preoccupa la diffusione a scuola, ma come preoccupano tutti i luoghi chiusi o gli assembramenti. Temo la guardia bassa, con tantissimi cittadini che pare abbiano mollato l’attenzione sul rischio contagio, e un precipuo risvolto psicologico che non aiuta: il fatto che ormai c’è il vaccino e quindi il Covid va incontro a sicura sconfitta».

Il vaccino non ci salva?

«Veda, ho timore di pronunciare frasi assertive che rischiano di produrre messaggi controversi. Se dico che il vaccino non ci salva, qualcuno potrebbe pensare che stia sottovalutando la sua efficacia. Viceversa, se dico che ci salva, allora è come se autorizzassi al totale rilassamento. Purtroppo, assistiamo da tempo a risse pubbliche nel corso delle quali emerge un approccio alla pandemia sempre meno scientifico, ma molto più vicino alle contrapposizioni sportive: è come in occasione dei mondiali di calcio, siamo tutti commissari tecnici della Nazionale. La scienza ha bisogno di studio, di cognizione di causa, di un percorso di ricerca che si arricchisce di informazioni di volta in volta».

Troppi galli a cantare?

«Faccio solo un piccolo esempio: si procede a rilento con la campagna vaccinale, perché le forniture avvengono a singhiozzo. Ma sa qual è il rischio di questo andamento? Di esercitare una pressione selettiva sul virus, incoraggiandone le varianti. Sicché si può incorrere nella difficoltà di rincorrere le sue evoluzioni».

Crescono i contagi, ma non l’occupazione dei posti letto ospedalieri. Cosa abbiamo imparato in quest’anno di Covid in Campania?

«C’è un incremento di casi, soprattutto nell’area della Asl Napoli 3, che inevitabilmente produce una pressione anche sui Pronto soccorso di Napoli. Del resto, il Cardarelli anche in periodo pre Covid era sotto pressione. Ma è vero ciò che dice: siamo diventati più abili nella gestione dei ricoveri, c’è maggiore turn over, adeguato tempismo assistenziale, pur in assenza di terapie nuove. Tuttavia, non si può ritenere che sia finito tutto perché c’è il vaccino, ci sono tante cose che ancora non conosciamo».

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