Scozzafava: "Gattuso sceglie Lippi nel paragone con Ancelotti. Un po' come per dire..."

22.12.2019
12:45
Redazione

C’è sempre una via di mezzo tra l’esaltazione e la rassegnazione. Tra l’eccessiva diplomazia e la franchezza esasperata. Ed è la strada intermedia che invece non sembra esserci tra Ancelotti e Gattuso, maestro e allievo dei tempi migliori (i loro, vissuti insieme) che si sono appena avvicendati sulla panchina del Napoli. Viene legittimo chiedersi se esiste l’incontro a metà tra continuità e restaurazione, intesa come via maestra per ottenere risultati immediati. Se per re Carlo il «va tutto bene, non c'è alcun problema», ostentato almeno fino alla notte dell’ammutinamento era diventata l’esternazione di una verità molto edulcorata, il «torniamo a fare ciò che questa squadra sa fare meglio» di Rino, invece, sa troppo di tentativo di inseguire un ideale. Quello di una squadra che si muoveva sulle note di uno spartito perfetto. Ma che ha perso ritmo e soprattutto abitudine. La grande bellezza di un tempo non torna con uno schiocco di dita e intanto il Napoli ha bisogno assoluto di vittorie. Sporche o belle che siano: ora servono soltanto i punti. Il Napoli, e Gattuso lo dice a più riprese, non vince da due mesi, la priorità diventa solo e unicamente questa. Come ottenerla? In ogni modo, ora. Il progetto di Rino: il ritorno al modulo in cui i ragazzi per caratteristiche si esaltano meglio, può diventare possibile ma a lunga scadenza. Probabilmente ricordare i fasti passati è un modo per scuotere la mente dei calciatori, convincerli che la grande bellezza è un concetto che ancora gli appartiene. Una strategia mirata, insomma. Ma il calcio vive di chimiche particolari che non sono facilmente replicabili, questo Ancelotti lo aveva ben compreso. Gattuso punta invece sul ritorno al passato e sulla restaurazione. Nulla di ciò che fa o che dice trova punti di contatto con quello fatto o detto finora, e se non è un modo per prendere le distanze da Ancelotti (il suo mentore), poco ci manca («Carlo uomo perbene e di valore, ero convinto che avrebbe trovato subito una panchina, ma a me piace un calcio diverso»). E infine: Lippi o Ancelotti? «Scelgo il primo, è stato un marinaio in acque tempestose qui a Napoli». Come dire a Carlo: caro maestro, ti rispetto ma non ti seguo. Vediamo se la strategia funziona.

Fonte : di Monica Scozzafava per il Corriere del Mezzogiorno
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