TuttoSport: "Bella come il Barça e sprecona, Italia incompiuta! Manca un Messi..." E stuzzica Insigne pubblicando la sua foto

18.11.2018
12:15
Redazione

Secondo l'edizione odierna di Tutosport, il fantasma della Svezia non è stato del tutto esorcizzato e continua ad aleggiare sul prato di San

Secondo l'edizione odierna di Tutosport, il fantasma della Svezia non è stato del tutto esorcizzato e continua ad aleggiare sul prato di San Siro anche se, manco a dirlo, questo pareggio fa infinitamente meno male di quell'altro. L'Italia di Roberto Mancini gioca bene, soprattutto nel primo tempo, ma ancora non ha vinto in partita sotto la sua gestione (sesto pari di fila in casa). Non ci è riuscita neppure ieri sera di fronte a un Portogallo che è sceso a Milano davvero con l'obiettivo di prendersi quel pareggio che gli avrebbe consentito di blindare matematicamente il primo posto del girone. Il guaio è che questa Italia continua a faticare da matti a segnare e, a questo punto, è inevitabile chiedersi se più che un incidente non sia un difetto strutturale. Certo, l'Italia adesso percorre una strada ben tracciata: quella che aveva imboccato timidamente contro l'Ucraina a Genova e poi cominciato a percorrere con baldanzosa sfrontatezza in Polonia. Il filo conduttore è lo stesso: possesso palla e pressing alto per impedire agli avversari di avvicinarsi all'area azzurra: uno stile molto, ma molto simile al Barcellona di Guardiola scontando però l'assenza di un Messi o comunque di qualcuno che sappia finalizzare la trama di passaggi che gli azzurri sanno tessere. E, davvero, la prima mezz'ora dell'Italia ha prodotto giocate esaltanti e scambi di altissima qualità anche se non ci sono state tutte le occasioni prodotte contro la Polonia (solo un tiro dalla distanza di Verratti al 5' con la respinta malamente sciupata da Immobile che ha poi calciato su Rui Patricio in uscita al 35') e senza concedere praticamente nulla (una fuga di Bruma e un cross di Cancelo) agli avversari. A parte questa dannata fatica a segnare - aspetto che non è precisamente un dettaglio - gli azzurri devono ancora limare alcuni difetti e trovare adeguati equilibri affinché questa idea di gioco possa diventare massimamente efficace. E' chiaro, per esempio, come il triangolo composto da Verratti, Jorginho e Insigne tenda a monopolizzare assai la manovra nella fase di costruzione sulla trequarti avversaria. Ci si avvicina all'area in virtù di triangoli stretti, scambi e sovrapposizioni che mandano sì in confusione gli avversari sulla zona, ma che non danno sufficiente ampiezza alla manovra. Tanto è vero che Chiesa, malinconicamente solo dalla parte opposta, se n'è pure lamentato a più riprese con Jorginho. E, poi, va assolutamente emendata questa attitudine a specchiarsi nella propria “grande bellezza”, attenti più all'effetto che allo scopo. Con l'ulteriore conseguenza nefasta di rallentare troppo la manovra e di rendere prevedibili i movimenti offensivi. A questi livelli non te lo puoi permettere perché basta un Portogallo neppure troppo assatanato (a loro un pari avrebbe comunque garantito il primo posto matematico nel girone) per rischiare di rompere lo specchio in cui ci si era rimirati fino ad allora. E a impedirgli di andare in frantumi ci ha pensato Donnarumma con una paratona a cavallo della mezz'ora della ripresa, quando l'Italia aveva ormai esaurito la propria spinta propulsiva e aveva inevitabilmente lasciato praterie agli avversari. Verratti arretrava, Immobile si guardava attorno smarrito, Insigne cominciava a sbagliare quei tocchetti fragili che fanno così irritare. E allora proprio da lui, che tutti i tifosi italiani invocavano su questo stesso campo un anno per compiere la magia, da lui bisogna ritornare di nuovo per chiedersi se possa “rischiare” di diventare il simbolo di questa nuova Italia: bella, sì, ma eternamente incompiuta. 

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