Pelillo... nell'uovo - Work in progress Napoli, ma non solo al San Paolo...
L'ambiente azzurro si era quasi illuso che nulla fosse cambiato tra lo scorso anno e l'inizio di questo nuovo ciclo. La brutta bastosta di Genova
L'ambiente azzurro si era quasi illuso che nulla fosse cambiato tra lo scorso anno e l'inizio di questo nuovo ciclo. La brutta bastosta di Genova riporta indietro il Napoli ai tempi di Rafa Benitez, quando si alternavano grandi vittorie e sconfitte inattese su campi alla portata. Un 3-0 duro da digerire, dove, magari, ha prevalso la rivalsa di Giampaolo per un'opportunità non realizzata sotto il Vesuvio. In realtà, dopo tre giornate è ingeneroso fare troppi paragoni. Il Napoli è una squadra che sta cercando di cambiare un meccanismo di gioco collaudato e quasi perfetto. Tralasciando le amichevoli estive, ben lontane dai valori reali di una compagine, la squadra ha bisogno del suo tempo per abituarsi a nuove idee. C'è da dire, però, che gli aspetti tattici possono causare scosse di assestamento nella fase iniziale della stagione agonistica quando si cambia impostazione. Diverso è, invece, l'aspetto mentale, al quale ha fatto riferimento anche Ancelotti a fine partita. L'approccio sbagliato alle gare sembrava un discorso superato dal gruppo ed è anomalo che non prescinda dalla guida tecnica. Il primo quesito al quale deve rispondere il tecnico è la causa di questo passo indietro, questo ritorno al passato di "rafelita" memoria dal punto di vista della mentalità. La speranza è che le sicurezze azzurre non siano state eccessivamente aggrappate al gioco, che ormai appartiene al passato.
Tornando al discorso tattico, la difesa non è più la stessa. Albiol e i suoi hanno dimenticato troppe volte la marcatura in area di rigore. Il centrocampo non ha trovato un sostituto adeguato a Jorginho, l'uomo che detta i tempi, gli spazi. Hamsik deve abituarsi al ruolo e Ancelotti ha provato subito Diawara dall'inizio, ma il ventunenne ancora non viene fuori sotto il profilo della personalità. L'inesauribile Allan ad un certo punto si è ritrovato anche ad impostare, ricordando in tal senso i tempi in cui era Gargano a prendere le redini del centrocampo. Sul portiere, invece, la squadra appare vittima dei paletti amministrativi che non sono efficaci nel delicato reparto della porta. Il Napoli attende speranzoso, Meret, ma l'attuale fase difensiva potrebbe non facilitare l'inserimento di un talento indiscutibile e per questo motivo da preservare e lanciare con le dovute precauzioni. I lavori in corso della squadra sembrano più preoccupanti dello stadio, ma Ancelotti saprà trovare l'equilibrio giusto. Il Napoli di Ancelotti non ha ancora la sua identità, occorre pazienza, come per seggiolini e bagni... Vedremo...
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