Pelillo...nell'uovo - Un weekend da... rigori... e il calcio che danneggia l'Italia...

14.07.2020
10:00
Redazione

Il pareggio non è il risultato giusto e quel rigore netto non visto sia dall'arbitro che dal Var avrebbe messo le cose a posto. Il Napoli ha fallito tante occasioni da rete, complice anche il clima in cui si gioca. Difficile essere lucidi ma, infondo, il Milan l'ha ripresa con un rigore giusto, e negarlo poi al Napoli, a pochi minuti dalla fine, falsa oggettivamente tutto. Del resto a Torino è stato praticamente assegnato lo scudetto con due rigori (di cui il primo inesistente) per la discussa regola del fallo di mano. Un campionato deciso da una regola nuova altamente discussa e da un rigore che non esiste. Il Napoli, dal canto suo, quest'anno sta accumulando un credito con gli arbitraggi incommensurabile. Nemmeno il Var riesce a rendere giusto il calcio italiano. Una piaga che prosegue e nella quale prima o poi dovrebbe intervenire lo Stato. Perché sarà pur vero che il calcio è un movimento autonomo e si autoregolamenta, ma il danno d'immagine che riceve il paese da tornei costantemente falsati e da conflitti di interesse che non si risolvono, ha un suo peso. Il calcio è un veicolo comunicativo enorme, perché coinvolge milioni di appassionati e può l'Italia continuare a vedersi macchiata la sua immagine da un movimento che non sa darsi delle regole che lo rendano trasparente?

Risultato a parte, il Napoli c'è ed ha messo all'angolo un Milan vivo e brillante. La squadra di Pioli sta vivendo una rinascita. Mettere sotto ai punti questo Milan non è per tutti, oggi. È mancata la concretezza agli uomini di Gattuso. Troppe occasioni fallite anche perché mancano i gol di centrocampisti. Fabian è palesemente sacrificato a destra perché è tutto sinistro e spesso perde il tempo della giocata per portarsi il pallone sul piede giusto. Non a caso, con Gattuso si è ripreso anche lui, ma non ha la stessa incisività del suo primo anno azzurro, quando giocava da mezzala sinistra. Ciò accade per dare la possibilità a Zielinski di esprimersi al meglio. Probabilmente anche Gattuso, come i suoi predecessori, non vedono il polacco esprimersi bene sul lato destro. Callejon è sempre utilissimo tatticamente ma ha perso la cattiveria sotto porta. Insigne è rinato ma non è un bomber, bensì un rifinitore di gioco. Rimane Mertens, che fa gol ma facendo due conti, al Napoli mancano reti. In prospettiva, queste gare possono comunque essere indicative. Il Napoli che si chiude, può trovare il gol e fare più risultati di una squadra propositiva. Gli azzurri se si scoprono prendono gol mentre davanti collezionano occasioni perse. È un po' questa la sintesi della squadra vista fin qui nell'era della rinascita targata Gattuso. Manca il bomber o un uomo al posto di Callejon che sia più incisivo dai sedici metri in avanti. Altrimenti bisogna tornare al calcio attendista e puntare sulla difesa. Del resto, il gioco accorto migliora anche le prestazioni di alcuni elementi, come Maksimovic, che sbanda un po' quando gli spazi si aprono.

In tutto ciò continua ad essere un mistero vedere Cavani svincolato e infischiarsene. Oggi Cavani non è titolare di contratti, non ha un termine al quale paragonarsi in fase di trattativa. Pensare che una scommessa come Osimhen costi tra i 50 e i 60 milioni con un ingaggio almeno di 4, fa riflettere. Rimane una scommessa proveniente dal calcio francese e facendo due calcoli, forse converrebbe andare sull'usato sicuro. Il Napoli ha bisogno di autofinanziarsi scovando talenti da rivendere, ma ha anche la necessità di non sbagliare troppi acquisti. Se Osimhen dovesse disattendere le aspettative andando a sommare a quanto già speso per Lozano, un altro elemento da aspettare e costruire sotto vari aspetti, sarebbe rischioso molto più che fare un biennale da 8 milioni a Cavani, senza spese di cartellino. Il mercato è cambiato molto negli ultimi cinque anni. Ci sono meno talenti e i prezzi si sono saliti parecchio. Nello stesso tempo, il fatturato del Napoli rimane pressoché lo stesso, oscillante tra 200 e 250 milioni in base alla partecipazione in Champions o a qualche plusvalenza notevole. Questi elementi messi insieme rendono paradossalmente più rischioso tentare il giovane talento, perché costa già tanto, specie se si tratta di attaccanti. L'usato sicuro, almeno in attacco, potrebbe essere la strategia più consona ad un club come il Napoli. Del resto, il recente rinnovo di Mertens va un po' verso questa direzione.... Vedremo...

Fonte : Marcello Pelillo per CalcioNapoli24.it
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