
VIDEO-BIDONI AZZURRI - 'Archimede', anziano già a 30 anni. Squalificato per nandrolone, ma ebbe la 'scusa' pronta. Ve lo ricordate?
Dallo Spartak Mosca al Foggia e dal Foggia all’Inter. Questi i passaggi cruciali della carriera di Igor Shalimov, centrocampista metodista degli anni ’90, capitato, seppur di passaggio, anche a Napoli. Classico numero 10 dai piedi sopraffini. Il suo punto di forza non era, di certo, lo scatto o la velocità, ma le geometrie e la regia di Shalimov fecero innamorare prima di tutto Zeman che lo ebbe a disposizione nel Foggia ‘dei miracoli’, poi anche Moratti che dopo una stagione in rossonero lo portò a Milano, sponda nerazzurra, per circa 17 miliardi di vecchie lire. L’avventura all’Inter di Archimede, fu soprannominato così dai tifosi per il suo modo di interpretare il calcio, terminò dopo sole due stagioni vissute anche a dei buoni livelli. Negli anni successivi passò al Duisburg, al Lugano, all’Udinese e infine al Bologna, prima di arrivare a Napoli intorno ai 30 anni, quando gli azzurri ritornarono in B, con Ulivieri in panchina. Numero 24 sulle spalle e lo Zar si mise a disposizione del suo nuovo allenatore che aveva come obiettivo quello di riportare il Napoli in Serie A. La stagione si concluse con un nono posto di tutto rispetto, vista la cattiva situazione finanziaria in cui navigava la società dell’Ingegner Ferlaino. In maglia azzurra, Shalimov collezionò 19 presenze e addirittura due reti siglate sempre lontano dal San Paolo: una a Marassi contro il Genoa e una al Delle Alpi di Torino contro i granata.
FOCUS AZZURRO – Ulivieri si fidava del suo pupillo Igor tanto che a Napoli gli consegnò le chiavi del centrocampo. Chiavi che divideva costantemente col giovanissimo Gennaro Scarlato, prodotto del vivaio partenopeo, che spesse volte ha rubato il posto da titolare al russo ex Bologna. Della sua esperienza alle falde del Vesuvio ricorderà soltanto due prestazioni, proprio quelle che condì coi gol. Gli piaceva molto superare la linea del centrocampo, era portato a vestire i panni del trequartista, ma spesso faceva fatica a ritornare utile in fase di non possesso. Sembrava più anziano di quello che fosse, in fondo aveva solo trent’anni, ma pareva ne avesse almeno dieci in più. Non si può di certo dire che risultava tra i più piacenti calciatori dell’epoca, si riconosceva da chilometri per il suo aspetto freddo e glaciale. Capelli ricci e lunghi, fronte molto alta e viso quasi scheletrico, solo a Foggia e Milano destò tanto stupore per le sue giocate.
IL CASO – Nel 1999, Igor Shalimov fu squalificato per due anni dalla commissione disciplinare della Lega Calcio, alla quale fu deferito dalla procura antidoping del Coni perchè trovato positivo alle analisi dopo la partita Napoli-Lecce del 16 maggio dello stesso anno. Nelle urine di Shalimov era stata riscontrata la presenza di norandrosterone, metabolita del nandrolone. La difesa del calciatore attribuiva la positività all'aver mangiato, inconsapevolmente, carne trattata con nandrolone, uno steroide anabolizzante. Nessun illecito sportivo, quindi, sarebbe stato commesso dal giocatore, il quale sosteneva di aver mangiato molta carne, anche cruda, nei mesi precedenti il controllo, perché così consigliato da un medico che lo stava curando a Mosca, dove era stato ricoverato per una emorragia. Le argomentazioni difensive, però, sono state definite "inattendibili" dalla disciplinare, mancando qualsiasi prova dell'assunzione da parte di Shalimov di carne trattata con nandrolone, sostanza il cui uso è proibito non solo nello sport, ma anche nell'alimentazione di animali destinati alla macellazione. Insufficiente, secondo la disciplinare, anche la documentazione scientifica fornita. La carriera calcistica di Shalimov si concluse così. Negli anni successivi divenne allenatore: dopo aver allenato nelle prime due serie del campionato russo e la Nazionale femminile russa, è diventato il coordinatore delle squadre giovanili nazionali della Russia.
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