
Nicolas Cage pazzo di Napoli: "E' tutto così elettrizzante, ricordo quando mi trovavo in un paesino di provincia e..."
ISCHIA. Nicolas Cage è all’Ischia Global Fest con il suo ultimo film “Il cacciatore di donne”, in anteprima europea. Nipote di Francis Ford Coppola, rientra nel novero delle movie stars. Il suo cognome lascia intravedere origini italiane. «È così. Le mie radici, per quanto riguarda il lato paterno, sono a Napoli. Voglio raccontare una storia divertente. Avevo quattro anni e mio padre, che era un insegnante, aveva preso un anno sabatico e venimmo in Italia. Il primo luogo che visitammo è stata una cittadina fuori Napoli. Una sera uscirono tutti per andare a cena e mi lasciarono a casa in compagnia di alcune donne anziane che per farmi addormentare mi diedero da bere della sambuca. Celebro tutto quello che è italiano perchè sono molto fiero dei miei antenati e della mia italianità. È una cosa elettrizzante e meravigliosa condividere con i miei figli le mie radici ed essere qui nella terra di mio padre».
Quando ha iniziato a fare l’attore?
«Ho cominciato a recitare quando avevo quindici anni, sono diventato un attore bambino. Ormai sono quasi trentacinque anni che recito e sono molto grato per la gentilezza, il calore e l’affetto che mi viene dimostrato da tutti i fans qui a Ischia».
Ci parla del suo ultimo film?
«È tratto da una storia vera. Interpreto il sergente di polizia Gleen Flothe che è un vero eroe, un qualcuno che ha sacrificato la sua sicurezza personale e quella della sua famiglia per mettere in prigione Robert Christian Hansen, un tremendo serial killer dell’Alaska. Ha ucciso e torturato tante giovani donne, ed è impossibile raccontare le sevizie alle quali le ha sottoposto. Per lui uccidere era un’attività sportiva, un divertimento. È stato uno dei primi casi in cui l’Fbi ha usato il profile, cioè ha fatto il profilo del criminale per individuare la persona. Nonostante Scott Walker abbia esordito con questo film, è stato così bravo e così attento nello scrivere la sceneggiatura e raccontare la storia da rendere il film un omaggio alle donne vittime del serial killer. Vanessa Hudgens, che interpreta Cindy, è stata una rivelazione perchè non conoscevo il suo lavoro precedente. Ho visto un’attrice onesta e molto profonda nella sua maniera di porsi. Sono stato rapito dalla sua interpretazione. Avevo già lavorato con John Cusack, è un attore formidabile e gli ho chiesto se di notte ha mai sognato i crimini commessi da Hansen, che ha interpretato. Mi ha risposto di no perchè ha sempre vissuto dal lato dei buoni. Amo questo film in modo particolare perchè è attinente alla realtà. Per me i film mettono la società di fronte ad uno specchio. Non devono dare messaggi perchè si finirebbe con il peccare di presunzione. Personalmente sono molto attivo nei confronti della tutela della donna e dei bambini e sono scioccato per le violenze che quotidianamente subiscono a partire dalle mura domestiche. Per questo faccio parte di gruppi come Amnesty. Dobbiamo sicuramente attivarci contro la violenza e la diffusione delle armi ».
La musica per lei è una componente essenziale in un film. Perchè?
«L’idea che la musicalità fa parte di tutti noi è una cosa insita nella persona. Questa parola significa, infatti, “da dove viene il suono”. Non so quando, ma ad un certo punto della mia carriera ho cominciato a leggere le sceneggiature e i dialoghi ascoltando la loro musicalità. Anche altri attori, come Anthony Hopkins, lo fanno. Ne “Il cacciatore di donne” c’è meno musicalità. L’Alaska è fredda, c’è poca luce e il film è un docu-dramma per cui non volevo assolutamente correre il rischio di esasperare i toni, per quanto riguarda naturalmente la recitazione. Questa esperienza è stata molto importante perchè ho ricordato al pubblico che posso interpretare anche personaggi di questo genere. Mi sono sentito, inoltre, molto responsabile perchè impersonavo un eroe veramente vissuto al quale dovevo rispetto e omaggio per ciò che aveva fatto». Ha fatto esperienze come regista? «Ho realizzato “Sonny” con la performance di James Franco e spero di potere ripetere presto l’esperienza di regista. Ma se in futuro lo farò, dirigerò un film che parla di un dramma familiare perchè questo è il genere che preferisco». È preoccupato del futuro di Hollywood? «No, perchè fino a quando ci sarà un’industria cinematografica indipendente, viva e vegeta, cosa che io cerco di fare sempre, continueranno ad esserci film. È la mia umile opinione della quale sono intimamente convinto. Questo potrebbe cambiare solo se la censura o altro impedissero la libertà di pensiero, di parola e di espressione ».
I suoi progetti futuri?
«Due, molto elettrizzanti. Il primo si chiama “Jo”. Non l’ho ancora visto ma ne ho sentito parlare bene. Il secondo è “Tokareb” e parla della violenza e della diffusione delle armi, un fenomeno che è una vera piaga per il nostro paese. È un film di grande impatto sociale e molto attuale». Quale dei suoi film ama di più? «Tutti indistintamente come i miei figli. Ogni film mi ha dato la possibilità di fare passi ulteriori e di crescere come attore e come uomo. Questo perchè nella scelta del copione mi chiedo sempre se sarò in grado di interpretare il personaggio senza dovere fingere troppo e dare, quindi, qualche cosa di mio come contributo a quell’opera creativa».
Che cosa si sente di dire ai giovani che intraprendono la carriera di attore?
«Di non arrendersi mai e di non fermarsi alle prime delusioni o alle inevitabili critiche. Dopo oltre 35 anni che faccio questo lavoro continuo a cercare sempre nuove emozioni, studio, leggo molto a partire dai giornali, mi documento e cerco di essere sempre aggiornato su ciò che accade nel mondo».
“Il cacciatore di donne” stamane sarà proiettato in anteprima europea per la stampa accreditata al Festival. Stasera Nicolas Cage sarà premiato con l’“Ischia Legend Award”.