Sarri-Gabbiadini, 72% di panchine e siluri a mezzo stampa: dalle parole per Pavoletti alla valorizzazione...economica

02.02.2017
20:00
Claudio Russo

Piccola premessa: i risultati, nel calcio, sono tutto. Perciò chi ottiene risultati ha ragione, sempre. Anche se alla fine i rapporti si deteriorano, eccome se lo fanno. Non giriamoci tanto attorno, il legame tra Maurizio Sarri e Manolo Gabbiadini era al limite dell'assente. Assente per un grande motivo, anche abbastanza semplice: Manolo, nel 4-3-3 del Napoli, c'entrava davvero pochissimo. Non era l'identikit giusto, stop. Sarri non lo ha mai visto da esterno, e da punta centrale i movimenti innati di Gabbiadini non combaciavano con quelli richiesti dall'allenatore. L'addio era la soluzione giusta, e tant'è.

49 PANCHINE - Non regge, però, la tesi portata avanti da Sarri nella conferenza pre-Palermo: "Con noi ha la migliore media realizzativa della sua carriera, secondo me l'ho valorizzato". Quando si scorrono le statistiche, che parlano di 49 panchine dal primo minuto su 68 partite a referto, il ragionamento viene a mancare. Perchè col 72% di panchine iniziali, con una maglia da titolare avuta - nella maggior parte delle occasioni - 'grazie' alle squalifiche di Higuain (tre delle quattro del campionato 15/16), all'infortunio di Milik (quattro delle sette del campionato 16/17) o all'Europa League affrontata con le 'seconde linee' (quattro delle sei giocate)...difficilmente si può pensare che possa essere stato valorizzato un calciatore. Se non pensando alla cifra incassata dal Napoli con la sua cessione. Valorizzato sì, ma soltanto economicamente.

LA FRANCHEZZA DI MANOLO - Nel messaggio di addio postato sui social network, quello di Gabbiadini è stato un siluro quasi 'giustificato'. Motivato da una delusione sportiva difficilmente assimilabile, perchè la mancata citazione di Sarri in tutti i ringraziamenti contiene al suo interno tante cose. Quantomeno è stato franco, con una chiarezza da rispettare. "Sono tanti i pensieri che mi invadono, metterli in ordine in poche righe non è semplice". Semplice? Semplicissimo: grazie Napoli, grazie De Laurentiis, grazie Benitez, grazie Bigon, grazie Giuntoli. Più staff e compagni.

DISPARITA' DI TRATTAMENTO - Tatticamente Sarri non lo ha mai 'digerito', viste le caratteristiche del calciatore. Affermando prima di Napoli-Besiktas che "Manolo deve adattarsi alla squadra e al suo modo di giocare. Nessun allenatore vorrebbe andare contro le caratteristiche di un calciatore, ma nemmeno contro altri sette-otto". Un 'sacrificio' in piena regola, che ha portato risultati (e ragione) all'allenatore. Per capire meglio il pensiero di Sarri sulla sua prima punta, basta rileggere le dichiarazioni post Palermo su Pavoletti: "La squadra deve abituarsi a lui, la squadra non ha mai alzato la palla in due anni e ancora non è abituata con le sue caratteristiche". Roba mai letta ed ascoltata su Gabbiadini, va detto.

CARATTERE A CHI? - "Un pensiero finale voglio dedicarlo anche a coloro che mi hanno spesso e volentieri criticato etichettandomi come un calciatore con poca personalità e carisma, incapace di reggere le pressioni della grande piazza e del grande club". La conclusione dell'addio di Gabbiadini è amara, al limite del velenoso verso i critici che lo hanno attaccato in questo biennio. Se da una parte si può tranquillamente dire che in certe partite l'apporto di Manolo è stato evanescente, dall'altra si può cercare un destinatario di questa frase proprio in Sarri. Ad esempio prima di Napoli-Crotone ("Gabbiadini è un ragazzo che fa fatica a gestire tutta la pressione") e prima di Napoli-Torino ("Penso di aver fatto per lui quello che ho fatto per altri. Io ci metterò sempre tutto quello che posso, il resto però deve metterlo lui. Intanto i margini di crescita sono stati importanti").

TITOLARE NEMMENO AL 28% - A Maurizio Sarri piacciono tanto le statistiche, ed i risultati gli hanno dato (e gli stanno dando) ampia ragione. A Manolo Gabbiadini, dopo diciotto mesi in cui è stato valorizzato a livello di cartellino, pure: "Preferisco far parlare i numeri. Nel calcio i numeri sono tutto e fotografano la realtà dei fatti, con la maglia azzurra ho realizzato 25 reti in 3119 minuti, un gol ogni 124 minuti". La domanda da fare, sulla lettera d'addio di Manolo Gabbiadini, non è "perché ha dimenticato Sarri?". È "perché dovrebbe ringraziarlo?". Nel suo personale saluto avrebbe potuto aggiungere anche "ho giocato 49 partite, in 19 sono rimasto in panchina, in 30 sono subentrato e nelle ultime 19 sono partito dall'inizio". Nemmeno il 28%, un po' poco per definirlo valorizzato se non nel portafoglio. Poi è ovvio, i risultati danno ragione ad una sola persona. 

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