Uno dei tratti distintivi della stagione più deludente degli ultimi vent'anni? La ricerca dell'alibi

22.04.2024
20:00
Redazione

Ultime notizie SSC Napoli - Qual è stato uno dei tratti distintivi della stagione più deludente della storia del Napoli targato De Laurentiis? Una strisciante, spesso non visibile ma sempre presente, costante, ricerca dell’alibi. Del motivo dietro cui trincerarsi, su cui puntare il dito e dire ‘ecco, le cose vanno male per questa ragione’.

àlibi s. m. [dal lat. al?bi, avv., «altrove»]. – Scusa, pretesto, giustificazione: cercare un a. moralecrearsi dei falsi alibi.

Una stagione che prima o poi dovrà finire, fortunatamente, ma con alcuni punti ben precisi che hanno avuto un periodo di protagonismo sotto i riflettori:

  • la preparazione atletica con Rudi Garcia, con i metodi di lavoro di Paolo Rongoni totalmente diversi da quelli dell’era Sinatti. Giusto, tutto vero. Si invocò la cacciata di Rongoni, prima ancora di quella di Garcia, e altrettanto si è invocato il ritorno di Sinatti. Ma dopo tanti mesi, e l’interregno di Pondrelli con Mazzarri, nemmeno il preparatore atletico della scorsa stagione ha potuto fare miracoli;
     
  • I sintomi della pancia piena dopo la vittoria dello scudetto: se sorprendere è più semplice, confermarsi è più complicato. Tanto più se nessuno aveva mai raggiunto certe vette a questi livelli. Ogni avversario determinato a dare il massimo contro i campioni d’Italia, l’incapacità di sapersi imporre, limiti caratteriali e di personalità espressi da più di un giocatore, un rendimento men che sufficiente da parte di tanti protagonisti dello corso anno;
     
  • I mancati rinnovi e la gestione di De Laurentiis, con la società che detiene una grossa fetta di responsabilità dietro il fallimento stagionale. Sin dalla scorsa estate, però, ha tenuto banco il discorso dei nuovi contratti - e adeguamenti - arrivati per non tutti i calciatori: la questione quanto ha inciso nella testa di chi vedeva i compagni di scudetto remunerati diversamente? Soprattutto, per un periodo si è indirizzato il dito verso la presidenza, come se fosse l’unico responsabile di tutto. Vero, ma solo in parte;
     
  • Gli infortuni: se per la Coppa d’Africa di Osimhen si è detto in occasione della gestione Mazzarri, in disarmo a prescindere dalla presenza o meno del nigeriano - che avrebbe dato una mano enorme, ovviamente -, sui primi si è abbattuta una scure. Escludendo Di Lorenzo, Mazzocchi, Lobotka, Dendoncker, Traoré, Raspadori e Simeone, ogni altro calciatore ha saltato partite per infortunio. Si dirà: non è semplice non avere i titolari. Ma lo scorso anno, quando sono mancati i giocatori con maggiore minutaggio, i sostituti non li hanno fatti rimpiangere, anche per una questione relativa alla gestione, quest’anno non efficacissima;
     
  • Gli allenatori: arrivato Garcia, sarebbe naufragato lui così come, probabilmente, ogni altro allenatore coraggioso da accettare la panchina del Napoli campione d’Italia. Capace il francese di imporre dei metodi di lavoro mai digeriti dal gruppo, la chiamata di un Mazzarri fuori tempo, con relativo ulteriore calo caratterizzato anche da alcuni cambi di modulo finalizzati a subire meno. Fuori uno, fuori l’altro. Si è ripreso Calzona, che aveva lavorato con Sarri e con Spalletti, con la speranza che certe cose potessero riprendere vita. Per ridare ai giocatori una comfort zone mai più rivista.
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