ESCLUSIVA - Policano: "Che bello fare l'attaccante con Fonseca e Careca! Tutto sull'esperienza a Malta e la lite con Bruno. A me il record del 'giallo' più veloce. Un nuovo Rambo non esiste..."

01.10.2014
11:50
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo

Lui era 'Rambo'. A Napoli nessuno più lo chiamava Roberto. Uno di quelli a cui ti appassionavi perchè lottava, sudava e la sua grinta la si percepiva anche dagli spalti del San Paolo e dalle radiocronache dell'epoca. Napoli-Torino è alle porte e la redazione di CalcioNapoli24 ha intervistato, in esclusiva, Roberto Policano, doppio ex di azzurri e granata. Ad oggi lavora per conto dei Pozzo, a Udine, in veste di osservatore, ma non potevano sfuggirci le domande sul suo vissuto da calciatore:

Innanzitutto raccontaci perchè ti chiamavano Rambo. Dove nacque questo soprannome? "Ero proprio al Toro, ma non ricordo chi dei tanti lo inventò. Nacque così, per gioco, ma me lo sento addosso tuttora".

Cinque stagioni in azzurro. Arrivasti nel '92 per poi partire nel '97. Il bello e il brutto della tua esperienza a Napoli. "Beh, in fin dei conti stetti bene a Napoli. Potevo far meglio sicuramente e potevo togliermi qualche soddifazione in più. Son capitato in un periodo di transizione, ma tranne il primo anno di Claudio Ranieri, le cose andarono bene. Arrivò Ottavio Bianchi, il presidente era Corrado Ferlaino. Poi si avvicendarono diversi presidenti e il Napoli entrò in crisi profonda. Mi dispiace non aver dato tante gioie alla gente di Napoli, avrei voluto giocare di più, ma non me l'hanno permesso. Non ho mai pensato di essere inferiore a chi giocava la domenica. Il primo anno di Bianchi fu quello migliore per me. Uno dei tecnici meno amati dalla gente, ma con me si è sempre comportato bene, forse fin troppo".

Anche Benitez, come accadde a Bianchi, sta vivendo un momento difficile. La stampa non è proprio tutta dalla sua parte e anche una parte di tifoseria pare non sia soddisfatta dello spagnolo. Come viveva questi momenti il 'tuo' Bianchi? "E' sempre stato un gran professionista, ma soprattutto un gran lavoratore. Pensava esclusivamente agli allenamenti e alle partite. Non si è mai permesso di farci una critica in pubblico".

Fu proprio lui, in un Napoli-Inter, a schierarti da attaccante. Facesti gol, lo ringraziasti? "Ma certo (ride). Mi schierava spesso da punta, poi una volta con Careca, una volta con Fonseca...diciamo che non era così difficile andare in gol. Daniel era micidiale, ricordo una sfida europea col Valencia, in terra spagnola ne facemmo cinque, anzi ne fece cinque (Fonseca ndr.). Fu perfetto. Scendemmo in campo concentrati, il resto lo fece lui".

Al termine delle tua carriera, nel ’99, firmasti, insieme a Cristiano Bergodi, un mini contratto di sole due partite col club maltese dello Sliema Wanderers. Motivo? "Avevo già finito di giocare. Ci contattò Faccini che ci chiese se fossimo stati interessati ad un'esperienza a Malta, con lo Sliema, per le sole due partite di preliminari di Coppa Uefa. Accettai perchè speravo in un'esperienza diversa, positiva. Il calcio maltese è al minimo livello. Ricordo che affrontammo lo Zurigo, squadra ostica, che ci battè nel doppio incontro. Io lasciai subito lo Sliema, mentre Cristiano ci restò per due stagioni. Prima da calciatore e poi da allenatore".

Detieni, forse, il record per l'ammonizione più rapida dall'ingresso in campo. "Non ricordo dov'eravamo, ma è vero. Se non sbaglio affrontavamo l'Inter. Entrai in campo prima che si battesse una punizione e mi misi in barriera. L'arbitro mi ammonì immediatamente perchènon rispettai la distanza dalla palla".

Le punizioni, uno dei tuoi punti forti. Come mai al giorno d'oggi si vedono sempre più calci ad effetto anzichè soluzioni di potenza, alla Policano? "Adesso i palloni lo permettono, ora puoi calciare con forza ed effetto nello stesso tempo. I materiali hanno aiutato molto. Poi prima c'erano meno calciatori tecnici".

Se dico Ferlaino cosa ti viene in mente? "Un presidente presente, sempre. Eravamo in ritiro e lui passava il sabato sera a vedere partite del campionato francese o di altre parti del mondo".

Derby Juve-Torino. Tu e Pasquale Bruno ne combinaste delle belle quel pomeriggio. Da cosa scaturì il tuo battibecco col calciatore granata? "Quando c'è un derby la posta in palio è sempre molto alta. Ci furono svariati contatti tra noi due, poi subìi un fallaccio da Casiraghi e reagì con un calcio. Sbagliando. Non avrei dovuto farlo, ma chi gioca a calcio sa che certe cose posson, purtoppo, capitare".

Dal 2008 sei osservatore dell'Udinese Calcio. C'è qualche talento giovane e di prospettiva in casa friulana? "Il nostro settore giovanile sta crescendo tanto. Il gruppo Primavera, sono certo che raggiungerà le finali quest'anno. Obiettivo che viene mancato da ormai tre stagioni. Ci sono italiani e stranieri interessanti, ma fare solo qualche nome non renderebbe giustizia a chi non citerei".

Heurteaux-Napoli, quand'è che si farà questo matrimonio? "Beh, questo non lo so. Thomas è un ragazzo molto serio, in allenamento dà sempre il massimo. Ha tanta voglia di emergere e questa caratteristica gli permetterà di fare il grande salto in una big. Fui uno dei primi a vederlo, mi piacque per il suo carattere. Sono certo che potrebbe fare bene anche in una piazza come Napoli".

Di Natale, un futuro da dirigente ad Udine? "Penso di sì, se l'è proprio meritato direi..."

Domenica c'è Napoli-Torino. Un pezzo di cuore di qua e uno di là. In fondo, per chi tiferai? "Sono legato ad entrambi. Forse mi sono tolto qualche piccola soddifazione in più a Torino, però anche a Napoli son stato bene. Ovunque sia andato ho sempre trovato i tifosi molto caldi, mi hanno sempre acclamato. Sono a posto con la coscienza, penso di poter tornare a testa alta sia a Napoli che a Torino".

Esiste un nuovo Policano? "Direi di no. C'è sempre più carenza di buoni giocatori nel mio ruolo".

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