Il magistrato De Chiara: "Dal sindaco gravi mancanze, nessuno contro i tifosi! C’è troppa paura dell’impopolarità"

21.06.2020
01:00
Redazione

Parla il magistrato De Chiara

Ultime calcio -  Dalle pagine del Corriere del Mezzogiorno, Aldo De Chiara, magistrato in pensione e presidente della Consulta per la Legalità istituita presso la V Municipalità, commenta quanto accaduto nelle ore successive alla partita tra tra il Napoli e la Juventus, quando migliaia di persone si sono radunate nelle strade e nelle piazze, molte delle quali in sella a motorini od a bordo di automobili che sfrecciavano in ogni direzione con i clacson spianati.

«Il sindaco de Magistris in qualità di autorità sanitaria cittadina avrebbe dovuto, prima della partita, emanare una ordinanza che proibisse i festeggiamenti nell’interesse del bene supremo che è la salute pubblica. Era prevedibile che i napoletani si sarebbero riversati in strada, travolgendo ogni norma di prudenza e di distanziamento, qualora la squadra di Gattuso si fosse aggiudicata la finale di Coppa Italia. Non aver predisposti misure atte ad evitarlo è stata, secondo me, una grave mancanza». 

La meraviglia che finora non abbia detto contro il delirio dell’altra notte?

«Noi tutti componenti della Consulta della Legalità del Vomero ci saremmo aspettati dai rappresentanti delle istituzioni territoriali parole di condanna e, prima ancora, misure atte ad evitare quello che è accaduto. Le misure – ripeto - avrebbero dovuto essere adottate principalmente dal sindaco. Stupisce, però, che anche altri rappresentanti istituzionali non abbiano finora pronunciato una sola parola di biasimo per i comportamenti di migliaia di tifosi dopo la partita. Magari arriveranno, ma per ora non le ho ascoltate. Evidentemente si teme l’impopolarità che potrebbe derivare da una forte presa di posizione che critichi chi ha gioito per un evento atteso come una vittoria sportiva del Napoli sulla Juventus. Tutti o quasi amano la squadra cittadina. In Italia si ritiene che il calcio sia una sorta di zona franca, in nome della quale può essere accettato ciò che in altri contesti sarebbe giustamente stigmatizzato». 

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