Quella totale mancanza di equilibrio che fa male al Napoli e ai napoletani...

24.10.2014
11:00
Redazione

di Claudio Russo – twitter:@claudioruss

Se c'è una cosa che ha sempre affascinato di Napoli, questa è la totale ed assoluta mancanza di equilibrio nei commenti. Ora e per sempre. Si vince? Si è i migliori del mondo, e si è tutti pronti a stendere tappeti rossi. Si perde? Si è l'ultima vite che mantiene i sanitari attaccati al muro. Anche se, dieci giorni prima, hai chiuso un tris di vittorie e hai visto stenderti davanti chilometri e chilometri di tappeti rossi.

Si è perso con lo Young Boys, vero. Il Napoli ha giocato male, vero anche questo. E' sembrato deprimente, senza energie mentali, scarico e, ovviamente, sulle gambe. Sotto il fuoco dei fucili, pronti a sparare, ci sono gli otto cambi di formazione fatti da Rafa Benitez. Va bene, però è da sottolineare il fatto che, giocando tre partite in sei giorni, bisogna per forza fare qualche cambio.

Meglio farli in campionato, dove bisogna risalire la china, o in Europa League dove, al termine del girone d'andata, si è primi (a pari punti) e con due partite su tre del girone di ritorno da giocare in casa? Andava fatto, poi se la squadra è scarica ci sono colpe che vanno analizzate nello spogliatoio. Chiedere la testa di uno o di quell'altro è inutile. Benitez fu chiaro: "Certe verità non conviene dirle in pubblico. Lo so anch'io se un mio giocatore ha giocato male, ma non lo ammetterò mai in tv o sui giornali. Lo brucerei, e invece mi serve. Ma è mio diritto e dovere, in privato, parlare con quel giocatore e dirgli dove ha sbagliato e come fare per non rifare quell'errore. Altrimenti, che ci sta a fare un allenatore?". Chi si lamenta delle sue dichiarazioni evidentemente è accecato da biechi interessi di bottega (quelli sì, provincialissimi) che producono l'effetto di vedere qualsiasi mossa di Rafa Benitez sotto una lente negativa. 

Errori ne ha fatti come ne facciamo tutti, crocifiggerlo è segnale di mancanza di equilibrio. E' bastato dare uno sguardo in giro, anche semplicemente sui social network, per assistere al linciaggio mediatico da parte dei tifosi. Che hanno ragione, sì, ma fanno fatica a contestualizzare il tutto: "Vogliamo vincere", e chi non vorrebbe? Ciò non vuol dire, però, che il Napoli sia obbligato a farlo. Ci prova, poi se qualcuno è più forte vogliamo farne una colpa?

In questi anni il Napoli ha messo in mostra indubbie qualità tra campo e società, ma anche grazie ad una massiccia dose di fortuna e a delle avversarie, come le milanesi, la Roma e la Lazio, che hanno vissuto annate negative. Il peccato del Napoli è quello di essersi seduto, a quel punto. Le altre hanno seminato, il Napoli no. Poi si può parlare del mercato, degli sforzi che dovevano esser fatti. Ma non è questo il luogo.

Il Napoli in 88 anni di storia ha vinto pochi trofei, una miseria: vincerne due negli ultimi tre anni ha reso tutti un po' più presuntuosi, tutti in dovere di esigere, e non chiedere, la vittoria. Qualsiasi risultato che non sia una vittoria, e per di più con il bel gioco, equivale ad un fallimento. Non un passo falso, un fallimento. E allora giù di critiche: io avrei fatto questo, io avrei fatto quell'altro, il presidente non spende, l'allenatore non è buono, i tifosi questo, i tifosi quest'altro. Ci si perde nelle più piccole cose, riducendosi a fazioni più o meno numerose caratterizzate da antipatie e odio più o meno visibile.

Contestazione sì, violenza no. Quello che è accaduto a Berna è il culmine di un clima esaperato che non ha ragion d'essere. Il Napoli non è andato a ringraziare i tifosi arrivati allo Stade de Suisse. Giusto lo scoramento, il dispiacere di non veder riconosciuti i propri sforzi. Si è parlato di spranghe, di assalto al pullman, di finestrini rotti, di lancio di oggetti, di manate e di calci: è da persone civili, questo? E' da napoletani, questo? Proviamo ad immedesimarci tutti nei calciatori azzurri: vorremmo rimanere qui? No? Non gli si potrebbe dar torto.

Ci si nasconde sempre nell'accusa agli altri, senza guardare mai al proprio comportamento. Contestazione sì, giusta e sacrosanta. Violenza no. Sarebbe bello, il giorno di Napoli-Roma, vedere il pullman dei giallorossi arrivare al San Paolo nella calma più assoluta. Fischi, anche, perchè la rivalità sportiva è viva. Ma è una speranza da buttare nell'organico. Ci sarà sempre qualcuno pronto a gettare il sasso per soddisfare una mania personale piuttosto che pensare "Cavolo, il primo a gettare discredito su Napoli sono proprio io".

Il Napoli non è in crisi di risultati, attraversa difficoltà che vanno superate assieme. Ditelo come volete voi: #spallaaspalla, #sinprisaperosinpausa, con la cazzimma da ritrovare, con la contestazione. Ma sempre con equilibrio nei giudizi, senza scadere in offese che non troverebbero rifugio nemmeno nei meandri più oscuri degli ospedali psichiatrici. I primi a far del male a Napoli, e al Napoli, sono i napoletani stessi. La destabilizzazione sempre pronta a riaccendersi finirà con il mandare tutto all'aria.

Poi se vogliamo addirittura giustificare un possibile lancio di oggetti al pullman del Napoli per una brutta sconfitta, allora meglio accomodarsi altrove. Saremmo arrivati al punto di non ritorno. Saremmo alla frutta. Forse è vero: quella sconfitta di Bilbao, che in tantissimi non riescono ancora a digerire e a metabolizzare, ha mandato in tilt il sistema-Napoli, in una città dove la squadra di calcio determina l'umore dei cittadini. Domanda: in caso di vittoria contro la Roma, si tornerà ai tappeti rossi?

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