ESCLUSIVA – Cruz: "Napoletani migliori al mondo, che passione! Il segreto delle punizioni, lo scudetto di inverno e quell'insolito passaggio al Milan..."

19.01.2017
19:00
Ciro Novellino

di Ciro Novellino

In Italia, tra la altre, lo ricordiamo con la maglia del Napoli, tre stagioni da leader della difesa partenopea e ben 13 gol, sette solo nella prima stagione. Poi il passaggio al Milan un po' tormentato visto che era stato appena ceduto all'Inter. Abbiamo parlato della prossima sfida di campionato e del suo passato, con André Cruz, in esclusiva.

Milan-Napoli, un match importante per la classifica. Napoli terzo, ma il Milan non molla

“Giocare contro il Milan, l'Inter e la Juventus non è mai facile. Giocare in Italia è difficile ma farlo a San Siro lo è di più. Il Napoli, per me, è una squadra forte e i calciatori sono migliori di quelli dei rossoneri. Prevedo una bella gara per gli azzurri che stanno facendo molto bene. Sono in alto in classifica da diversi anni. Possono vincerla”.

La Juventus ha perso contro la Fiorentina, anche se resta la squadra da battere. Si può provare a vincere lo scudetto?

“Credo di si. Anche se la Juve vince lo scudetto da diversi anni e la squadra è solida. Si può battere. Ci credo, il Napoli ha una bella squadra con giocatori importanti e di esperienza. La sconfitta a Firenze ci può stare per i bianconeri che sono comunque abituati a vincere”.

Segui il nostro campionato?

“Non vedo il campionato italiano da un po'. Sono tanto impegnato con cose extra calcistiche e altre che lo riguardano ma che non si legano all'Italia. Mi piace tantissimo il Bel Paese, ma per i brasiliani è duro il campionato italiano. Ogni tanto seguo i risultati”.

Come finirà?

“La Juve resta la più forte, il Milan ci prova, ma con Napoli, Inter e Roma oltre alla sorpresa Lazio, lotterà per la Champions League”.

Una carriera importante la tua. Hai qualche rimpianto?

“Il mio rimpianto è di non aver potuto giocare, così come ho fatto altrove, al Milan. Purtoppo il primo anno ho avuto un problema alla schiena che mi ha limitato. Poi a fine stagione ho recuperato e ho giocato il Mondiale”.

Mondiale che stavi rischiando di perdere...

“Si, avevo perso la maglia da titolare e ho rischiato di non giocarlo per via dell'infortunio. Poi è cambiato l'allenatore e con Zaccheroni non andavo d'accordo. Ho giocato poco in quel periodo”.

C'è dell'altro?

“Forse quello più grande è che avevo avuto una proposta per andare al Barcellona, quando arrivò Zaccheroni. Non sono voluto andare e allora scelsero Patrick Kluivert e Winston Bogarde che hanno non solo giocato la Champions, ma anche vinto tanto. Peccato, fa parte della vita”.

Napoli, una pagina positiva. Che ricordi hai dell'avventura in maglia azzurra?

“Era un'epoca un difficile. Non c'erano tanti soldi, anche se c'era qualche buon giocatore. Avevamo una discreta squadra, non potevamo lottare per lo scudetto, ma nel dicembre del '96 eravamo secondi in classifica, dopo una vittoria sulla Lazio al San Paolo con un mio gol. Sono stati anni difficili, ma sono stato benissimo con la gente e i tifosi. Non ho mai visto tifosi passionali come loro. Oggi, guardando come sono andate le cose, restando a Napoli, potevo avere una carriera diversa”.

C'è un episodio particolare della tua avventura a Napoli?

“La vittoria contro la Lazio in coppa. Gara difficile, la giocammo in dieci contro undici in trasferta, all'Olimpico. Passammo il turno e giocammo la semifinale contro l'Inter. Una bella partita anche questa, paregiammo a San Siro con un gol mio su punizione. Al ritorno rimasi fuori. Con la Lazio soffrimmo molto, contro una squadra molto forte”.

Sei stato un maestro nei calci di punizione, ma come facevi ad essere così bravo?

“Da piccolo mi allenavo tantissimo a calciare la palla. Giocavo con il pallone, calciavo verso la porta e lo facevo magari toccando la traversa. Ricordo che mettevo la maglietta all'incrocio dei pali e dovevo riuscire a toccarla. Calciavo tante punizioni dopo gli allenamenti: 15-20 punizioni, anche dai 30 e i 40 metri. Mi è sempre piaciuto allenarmi su questa caratteristica. Non mi accontentavo mai, cercavo di fare sempre meglio”.

E quel coro del San Paolo?

“Cruz, Cruz Cruz, lo ricordo con grande affetto. Mi è rimasto nel cuore”.

Ma all'Inter cosa è successo, ci sveli il mistero del mancato passaggio?

“Il problema con l'Inter è stato che avevo il Mondiale davanti a me. Ero titolare e capitano della Nazionale. Simoni voleva portarmi all'Inter, abbiamo anche trovato l'accordo, ma voleva farmi giocare centrocampista e io volevo giocare in difesa. A Napoli, ok, lo feci per necessità: non avevamo calciatori esperti a centrocampo. Giocai con Beto e Pari a Genova contro la Sampdoria. Vincemmo e fu una grande partita con gol di Beto. Mi chiese di restare in mezzo al campo, andò bene ma in Nazionale ero difensore. Parlai con alcuni dirigenti e mi dissero che se fossi andato all'Inter e avrei cambiato ruolo, potevo anche perderlo. Magari giocavo male e sarei potuto essere escluso. Baresi non voleva rinnovare al Milan e pensava all'addio, io ero in scadenza e avevo l'appoggio di Capello che mi voleva già al Real Madrid al posto di Hierro. Allora decisi di andare al Milan”.

E di Leandrinho cosa mi dici?

“Un bravo calciatore. E' sparito dal Brasile, l'ho chiesto ai dirigenti amici miei ma mi dissero che non sapevano dove fosse. E' nel giro della Nazionale, molto bravo ma anche molto giovane. E' rimasto tanto tempo fermo, anche se credo si sia allenato altrove. Non so se riuscirà a giocare nel Napoli che è un club molto forte e la città mette tante pressioni. Se il Napoli ha la pazienza di aspettarlo e prepararlo al meglio, tra due anni potrebbe farlo giocare. Se ha fretta, non troverà spazio e gli capiterà ciò che è capitato a Bruno Uvini. Il calcio si gioca, se riesce a sostenere la pressione...”

C'è qualche calciatore che consiglieresti al Napoli?

“Dipende dal ruolo. Nel mese di novembre, parlavo con un mio amico osservatore all'Inter e con Nicola Caccia che è secondo di Montella, di un difensore. L'unico, per me, che può avere futuro in Italia è il ventiduenne Yerry Fernando Mina González. Un calciatore colombiano, difensore del Palmeiras e della Nazionale colombiana. Forte, alto, sa fare anche gol di testa. Come brasiliani ci sono, invece, due calciatori: Luan de Vasco da Gama, che ha vinto l'Olimpiade con il Brasile e José Carlos Ferreira Júnior, semplicemente chiamato Juninho, calciatore del Coritiba, altro giovane di 22 anni. Due calciatori bravi che potrebbero essere carte per il futuro del Napoli”.

A Napoli non si fa che parlare della doppia sfida di Champions League con il Real Madrid. Cosa ti aspetti?

“Il passaggio del turno, ci credo! In Italia, sono napoletano e tifoso del Napoli. Con la squadra che ha Sarri si può. Non si possono commettere errori in difesa, altrimenti li paghi. Magari puoi fallire un gol, ma sbagliare dietro, ti fa prendere gol e difficilmente lo recuperi. Il Real ha calciatori esperti, che giocano la Champions da tempo, ma si possono mettere in difficoltà. Bisogna essere corti e aggressivi, non lasciar giocare. Poi quando hai la palla devi far male. Non sarà facile, il Real è favorito, ma si può fare”.

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