De Laurentiis: "Il Papa esprime una luce straordinaria, gli ho parlato di una iniziativa. La vittoria del Napoli ha un valore sociale, vinto con una squadra multietnica e multireligiosa"

27.05.2025
18:20
Redazione

La famiglia De Laurentiis, insieme ai dirigenti e ai calciatori del Calcio Napoli appena laureatosi campione d’Italia, sono stati ricevuti questa mattina in Udienza da Sua Santità Papa Leone XIV nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico della Santa Sede.

Ai microfoni di Vatican News parla il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis:

“L’incontro con il Papa è andato benissimo, ha luce, esprime una luce straordinaria, è estremamente amabile, dotato di una umiltà e di una sapiente capacità registica. Modulerà e saprà dirigere bene il papato negli anni che lo aspettano, che non saranno facili viste le guerre, ma bisogna cercare sempre di più l’inclusione, per mitigare questa povertà che sta dilagando ovunque.

Gli ho parlato di una iniziativa di scolarizzazione per chi non può permettersi lo studio, è un progetto dei De Laurentiis per il futuro e siamo in contatto con alcuni suoi collaboratori per capire.

La vittoria del Napoli ha un valore sociale? Lo abbiamo sempre svolto con attenzione durante i 21 anni della mia proprietà e presidenza: Napoli ha sempre vissuto dei momenti non facili, ora ha rialzato la testa come città e regione, la regionalità napoletana è mondiale. Quando stavo girando nel 2006 a New York un film, i napoletani mi fermavano sulla Quinta strada. All’estero tutti o sono napoletani o si sentono legati al mondo del Calcio Napoli, è come se fosse un esercito che porta in giro quell’Italia bella che conta. Ogni volta che apro una finestra sul golfo di Napoli, vedo tante bellezze e mi dico ‘signori, è fantastico’.

Il mar Mediterraneo non vive un periodo di pace, ma non da adesso bensì da tanti anni. L’emigrazione e l’immigrazione sono momenti difficili in partenza ed in arrivo, quando parlo di scolarizzazione e di investire, queste persone devono scoprire cosa si può fare nel loro paese, invece di scappare. È un mondo di disperazione che noi, per dar seguito all’accoglienza, non possiamo ignorare. Vanno stabilite nuove regole ma serve dare qualcosa.

Vinto uno scudetto con una squadra multietnica e multireligiosa? Sempre stato così, il Napoli ha sempre attratto giocatori che venivano dal Sudamerica, dall’Africa: abbiamo Anguissa del Camerun, ma si fa sempre il segno della croce ed è un grande cattolico. Il cattolicesimo non fugge da quella che può essere un fattore multietnico, anzi: abbiamo avuto spagnoli, portoghesi, sudamericani, kossovari, nell’arco di 21 anni abbiamo avuto giocatori molto vari, e pochissimi non erano cristiani o cattolici”

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