Koulibaly racconta: "Benitez mi chiamò per farmi venire al Napoli, credevo fosse uno scherzo. Ecco come andò"

01.05.2016
16:15
Redazione

Torna a parlare un tesserato del Napoli, sebbene le dichiarazioni siano state rilasciate prima dell'inizio del silenzio stampa indetto dalla società. Lo ha fatto Kalidou Koulibaly, ospite della trasmissione Le Maitres de Jeu andata in onda sulla televisione senegalese Télé Futurs Medias. La giornalista senegalese Mama Fatou Ndoye spiega di essere a Napoli per scoprire altri “professionisti del gioco”, una città sicuramente appassionata di calcio e che ben si ricorda della vittoria dello scudetto nel ‘90 soprattutto grazie a Maradona. Vi proponiamo uno stralcio dell'intervista integrale, tradotta per gentile collaborazione dalla dott.ssa Valentina Anacleria e da Ciro Ancora per CalcioNapoli24.

Nel dicembre 2013 riceve una telefonata dall’allenatore Rafa Benitez, e lei crede che sia uno scherzo: in quel momento cosa le è passato per la testa?
"Ero a casa con mia moglie a guardare la tivù come al solito e siccome ho un amico, Ahmed, che spesso mi chiamava, il giorno in cui mister Benitez mi ha chiamato io credevo che fosse lui che dicesse “pronto, sono Benitez, l’allenatore del Napoli” e là, scherzando, ho detto “dai, smettila di sfottermi e gli dico è da un po’ che non ci vediamo, magari vieni a casa, ti aspetto…” riattacco e lo stesso numero mi richiama ed io gli dico “insomma smettila, sono a casa ti aspetto, vieni, cosa vuoi?...” e riaggancio di nuovo, senza lasciarlo parlare e il mio agente mi chiama e mi dice: “R. Benitez ti chiamerà fra qualche istante, quindi sta vicino al telefono…” e là  ho detto “credo che mi ha già chiamato e io gli ho staccato il telefono in faccia due volte…dammi il suo numero, lo richiamo”…alla fine mi richiama una terza volta e allora mi sono scusato. Mi ha detto che mi seguiva da un po’ di tempo, già quando ero in un altro club, e che restavano due giorni di mercato per fare la trasferta…poi è tornato a cercarmi sei mesi dopo, ed io ero davvero contento perché ho visto che era un uomo di parola e che contava davvero su di me. Allora sono venuto in Italia a metà campionato, in modo da potermi preparare per il campionato successivo".

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