Ziliani: "De Laurentiis vicino al terzo scudetto in quattro anni..."

05.09.2025
20:30
Redazione

Il giornalista del Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani, attraverso un lungo post pubblicato sul suo profilo X, ha messo in evidenza la situazione del Torino, soffermandosi sull'editoriale scritto da Aldo Grasso sui vent'anni di presidenza di Urbano Cairo.

Ecco quanto evidenziato dal giornalista: "Speriamo che Aldo Grasso non recensisca i programmi tv come ha recensito sul Corriere i 20 anni di presidenza del Torino di Urbano Cairo "Se c'è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti", ha scritto il critico televisivo (e tifoso granata) del Corriere: una formula mai usata, però, per conduttori e programmi tv che da sempre stronca e demolisce senza pietà - Grasso ricorda che Cairo ha salvato il Torino dal fallimento: ma anche De Laurentiis lo ha fatto a Napoli, con la differenza che il Napoli oggi vince scudetti ed è una presenza fissa in Champions League".

"Una cosa è certa: se qualcosa (o qualcuno) non gli piace, Aldo Grasso, da tempo immemore stimatissimo e autorevole critico-tv del Corriere della Sera, non si fa problemi a dirlo. Motivandolo in modo sempre pungente e graffiante com’è giusto che faccia chi per mestiere è chiamato a giudicare (recensire) il lavoro degli altri: nel suo caso, autori e conduttori di programmi televisivi. Per “Facci ridere” di Rai 2, condotto da Pino Insegno e Roberto Ciufoli, Grasso ha parlato di “uno dei programmi più brutti della storia di Viale Mazzini”, di assoluta mancanza di qualità nella conduzione, di Rai “allo sbando”. “Ne vedremo delle belle” (Rai 1) condotto da Carlo Conti è stato stroncato da Grasso per la sua totale mancanza di innovazione, una sorta di cocktail di format già visti da “Ballando sotto le stelle” a “Tale e Quale Show”, un programma che guarda tristemente e “rigorosamente all’indietro”. Aldo Grasso ha trovato “noioso e prevedibile” il film tv “Io sono la fine del mondo” di Angelo Duro, ha demolito Stefano De Martino, conduttore di “Affari tuoi” (Rai 1), ultimo frontman di una tv rifugiatasi nel grigiore e in fuga dalla creatività e non molto tempo fa ha stroncato il programma di Alberto Angela “Stanotte a Roma” per la totale inattendibilità del racconto della città: “Niente traffico, niente spazzatura, niente cantieri: una cartolina”, ha scritto Grasso ribellandosi a una narrazione che negava, a suo dire, l’evidenza dei fatti".

"Direte: tutto giusto no? Grasso è il critico televisivo del più importante quotidiano d’informazione italiano ed esercita il suo diritto-dovere di fare il critico senza fare sconti a nessuno. E se anche il bravo e di solito inappuntabile Alberto Angela racconta una cosa per un’altra, Grasso arriva con la sua penna e lo mette in croce. È così che deve fare un critico che si rispetti".

"D’accordo su tutto. Se non fosse che martedì, a pagina 53 del Corriere della Sera dell’editore Urbano Cairo, a firma Aldo Grasso - che come noto è da sempre un grande tifoso del Torino - è uscito un articolo intitolato “Cairo e il Torino: una passione lunga vent’anni” letto il quale ti ritrovavi a dibatterti in un coacervo di dubbi atroci. E ti chiedevi: forse Aldo Grasso tifa Torino ma non s’intende di calcio e quindi, a differenza di quando scrive di tv, non sa di cosa parla? O forse sono io ad essermi perso qualcosa e ad avere dimenticato le gesta leggendarie compiute dal Torino di Cairo nell’ultimo ventennio del calcio made in Italy?".

“Oggi è un ventennio esatto - ha scritto Aldo Grasso nel suo incipit - da quando Urbano Cairo è diventato presidente del Torino, il più longevo della storia granata. Lo so che cammino sui carboni ardenti a parlare di celebrazione: una parte della tifoseria è molto scontenta perché la squadra non riesce a raggiungere quei risultati che tutti noi, presidente compreso, vorremmo che raggiungesse. Quando il tifoso è deluso urla, impreca, insulta ma soprattutto diventa allenatore, direttore sportivo, presidente… Se fosse per lui basterebbe poco non dico per vincere lo scudetto ma almeno per andare in Europa: il tifoso sa sempre cosa fare". E dopo avere ricordato che vent’anni fa Cairo salvò il Torino rilevandolo dopo il fallimento della presidenza Cimminelli, Grasso ha concluso il pezzo scrivendo: “Cairo ha salvato il Toro, ha investito nel Toro, crede nel Toro. Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti. Questo è un Paese in cui tutti vogliono un posto da timoniere, ma nessuno poi ha la minima intenzione di far viaggiare la barca”.

"Ora, va bene tutto: e mi rendo conto che da giornalista del Corriere della Sera scrivere che Urbano Cairo, editore del Corriere della Sera, è stato per vent’anni una sciagura autentica come presidente del Torino, una rovina senza fine non è facile. Ma da Aldo Grasso ci aspettavamo di più. Intanto perché se il merito maggiore di Cairo, come dice Grasso, è stato quello di salvare il Torino dal fallimento, la stessa cosa è avvenuta negli stessi anni a Napoli con De Laurentiis; che a differenza di Cairo, ripartito dalla Serie B, ripartì addirittura dalla Serie C, eppure in vent’anni è riuscito a portare il Napoli a livelli altissimi. Da dieci anni il Napoli è una presenza fissa in Champions League, con De Laurentiis ha vinto due dei quattro scudetti della sua storia e quest’anno ha grandi possibilità di arrivare al 5°, che per De Laurentiis sarebbe il 3° in 4 anni. Detto questo, Grasso - che non è cretino e sa perfettamente quanto avvilente sia stato il ventennio granata firmato Cairo - non può certo cavarsela scrivendo, come ha scritto, “Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti”. Perché se il principio vale per Cairo, allora deve valere per tutti: anche per Pino Insegno e Carlo Conti, per Stefano De Martino e Alberto Angela. Sono scarsi? Fanno brutti programmi? Non ci è mai capitato di leggere Grasso dire: “Se c’è qualcuno che pensa di poter fare meglio si faccia avanti”. Grasso li ha invece demoliti. Distrutti. Annientati".

"E insomma, mettiamola così: se Aldo Grasso avesse mandato un certificato medico - come fece l’arbitro Trefoloni ai tempi di Calciopoli dopo essere stato designato per una partita, Roma-Juventus, che aveva l’esito scritto: e non se la sentì, mandò un certificato e a fare il lavoro sporco venne spedito al suo posto Racalbuto -, se Aldo Grasso, dicevo, si fosse giustificato col direttore del Corriere Fontana dicendo non sto bene, non sono in condizione di scrivere l’articolo, avrebbe fatto più felici tutti: i suoi estimatori (tra i quali c’è il sottoscritto) e soprattutto i tifosi del Torino. Perché - e Grasso lo sa - non è nemmeno vero, come ha scritto, che “una parte della tifoseria è molto scontenta”: a parte Cairo, e Grasso, è l’intero mondo del Torino ad essere molto scontento. E dire scontento è usare un eufemismo". 

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